
Tra Costiera Amalfitana e Cilento: Salerno # 1
La Costiera Amalfitana e il Cilento sono importanti mete turistiche grazie al fascino dei paesaggi, della storia e della bontà del cibo. Non volendo, ciò spinge i turisti a considerare distrattamente la città di Salerno come un semplice ponte di passaggio, magari per un giro sul Lungomare Trieste e un singolo soggiorno notturno per poi ripartire a tutta birra verso destinazioni più blasonate. In realtà c’è molto di più dietro alle passeggiate in riva al mare e alle chiacchierate “luci d’artista” natalizie: c’è un cuore, un po’ sonnolento forse, ma ricchissimo di storia che parte dal VI secolo a.C., ovvero dall’epoca degli etruschi. Ma si avrà modo di trattare delle sue antichissime origini in altri articoli dedicati alla visita dell’importante Museo di Pontecagnano (ampiamente trattato qui) e del castello Arechi (pubblicato qui).


Tra queste righe invece si racconterà il lungo giro che immancabilmente “sperde” e incanta il viandante nei caratteristici vicoli del centro storico di stampo Medievale mentre si raggiungono due punti di grande interesse storico/culturale: la Cattedrale di San Matteo e il Giardino della Minerva.






Il mese di Maggio non è un periodo di alta stagione ma i turisti non mancano. La maggior parte di essi vaga spensierata tra le stradine che si intersecano con Via dei Mercanti, arteria principale del centro storico ricca di locali e botteghe, la quale si incrocia con una strada altrettanto importante: Via Duomo. Proprio da questo incrocio, salendo per qualche metro aiutati dalla brezza marina, si giunge alla Cattedrale di San Matteo, principale luogo di culto della città.

Esteticamente, ai piedi della grande scala, non suscita particolari emozioni lo stile barocco molto sobrio ma, una volta attraversata la soglia del grande portone d’ingresso, colpiscono il quadriportico romanico con colonnati e loggiati finemente decorati e l’imponenza del campanile arabo/normanno addossato al duomo sul lato meridionale.

L’interno della chiesa è una struttura a tre navate in stile seicentesco con diverse tracce di origine medievale comprensibili dagli affreschi rinvenuti di scuola giottesca. Sono notevoli, ai lati del coro ligneo, gli amboni in stile bizantino decorati magnificamente con pietre policrome.

Il pezzo forte della chiesa però è la cripta. Basta oltrepassare una porta nella navata sinistra e scendere alcuni scalini per ritrovarsi in un ambiente di grande rilevanza artistica: gli affreschi di Belisario Corenzio, i marmi di Francesco Ragozzino e la perfetta restaurazione rendono l’ambiente un affascinante gioiello barocco da contemplare nel silenzio più sacro.

Il tempo scorre e ad ora di pranzo la scelta dei ristoranti è molto vasta: si va dal bistrot raffinato all’osteria tradizionale passando per i locali fusion jappo e le pizzerie di stampo napoletano.
Di assoluto rilievo per chi vuole mangiare bene senza spendere molto al centro storico sono l’Osteria Canali, bel locale dal fascino rustico dove fa da padrona la cucina cilentana, e l’Osteria Angolo Masuccio, tipica trattoria di mare dove la freschezza e il sapore delle materie prime sono ciò che conta.
I viandanti in cerca di esperienze sensoriali si troveranno a loro agio al Black Monday Bistrot, in cui l’estro dello chef prende forma in portate dai sapori orientali le quali sono accompagnate da pregiati vini provenienti da tutto il mondo (esclusa l’Italia), da Suscettibile, dove il richiamo del Cilento è fortissimo in piatti di grande tecnica all’interno di un contesto lounge elegante, e Mood Steakhouse, “braceria” di alto livello che propone carni selezionate da tutto il mondo e cucina contemporanea dai genuini sapori campani.
La menzione d’onore va al ristorante Hydra diretto dai soci Marco D’Amato e Nicola Sessa i quali, nel corso degli anni, hanno spesso cambiato formula per capire cosa mancasse all’ambiente gastronomico salernitano: da braceria con possibilità di business lunch e pizza a cena fino alla sua più recente evoluzione, probabilmente quella definitiva, dedicata alla cucina d’autore curata dallo chef stellato Adriano Dentoni Litta e al “nettare degli Dei” più ricercato.

L’atmosfera è rilassante complice buona musica, luci soffuse e soprattutto un servizio di sala, presieduto da Michele di Popolo e Jessica Santucci, molto professionale (senza essere “ingessato”) e accorto su ogni eventualità specialmente sul consigliare un buon vino dalla ricchissima cantina.









L’esperienza gastronomica può reputarsi più che soddisfacente per riprendere il cammino in forze verso il Giardino della Minerva, fiore all’occhiello della famosa Scuola Medica Salernitana.
Nel secolo VI a.C., Pitagora di Samo e i suoi seguaci, perfezionarono la dottrina legata al concetto di “armonia” che regge e governa la composizione della materia, un’armonia in continuo sbilanciamento date le forze in opposizione insite in qualunque cosa dell’Universo. Per i Pitagorici, la vita in squilibrio era formata dai canonici quattro elementi: terra, aria, fuoco e acqua, cui corrispondono le quattro qualità di caldo, freddo, secco e umido. Gli umori dell’uomo erano considerati gli elementi della vita sopracitati in rapporto diretto con le quattro qualità, le quali erano usate anche per classificare le piante del Giardino in modo da stabilire l’erba o il seme più adeguato per curare il malessere dei pazienti.
Grazie ad attenti restauri, oggi il Giardino rivive di nuovo con le sue numerose specie di piante, i suoi caratteristici terrazzamenti e il suo sapiente sistema di canalizzazione e distribuzione dell’acqua.





Per concludere la visita in gran stile si può usufruire della tisaneria I Sapori di Nemus all’interno del complesso per acquistare prodotti particolari (come il cioccolato di Modica alla cannella) ottenuti dalla collaborazione con produttori locali. Consigliatissimo gustare all’aperto infusi caldi o freddi concepiti utilizzando esclusivamente piante aromatiche e spezie provenienti da agricoltura biologica.

La giornata volge al termine, le ombre strisciano lungo le mura silenziose di antiche palazzine rendendo il centro storico ancora più suggestivo. Di tanto in tanto, a schiarire delicatamente l’atmosfera, appaiono insegne luminose di vecchie botteghe, quelle che un tempo vendevano “sciartapell” e oggettistica richiesta dagli abitanti meno abbienti.





All’improvviso, un rumore: lo stomaco che brontola in cerca di una pizza.
A Salerno, più di dieci anni fa, le pizzerie di ottimo livello si contavano sulle dita di una mano. Con il passare del tempo sono diventati di primaria importanza certi aspetti quali l’esecuzione dell’impasto e la qualità delle materie prime, di conseguenza le pizzerie degne di nota e rispettose della scuola napoletana sono aumentate a dismisura.
I napoletani “doc” ghiotti esclusivamente di margherita troveranno con gran gioia l’unica succursale dell’antica pizzeria Da Michele in Piazza Portanova, di impronta partenopea sono anche Pizzaria Criscemunno con una bella veduta sul Duomo, la raffinata Gli Esposito presenta il nostro lievitato preferito riccamente condito con un bel cornicione quasi a canotto, Pizzaportafoglio e Fessarie per gli irriducibili dello street food tra fritti e pizza a portafoglio.
Aggiunta graziosa (e campanilista) al corposo panorama pizzerie è Giagiù: in pieno Corso Vittorio Emanuele il grazioso locale si impone per la scelta delle materie prime di alta qualità e per la loro provenienza esclusivamente dal sud Italia. Tali prodotti trovano spazio in pizze creative ed esuberanti dall’impasto digeribile senza dimenticare gli immancabili fritti della cultura partenopea e anche una discreta selezione di dolci homemade a fine pasto. Notevole anche la carta dei vini, un po’ carente invece la scelta della birra ridotta ad una sola azienda seppur molto buona.





E’ tutto per la prima giornata in quel di Salerno mentre le luci della città lentamente si affievoliscono fino a lasciare solo un tenue bagliore.
