Prima della divina Costiera: Vietri sul Mare e Cava de’ Tirreni.

Prima della divina Costiera: Vietri sul Mare e Cava de’ Tirreni.

15 Giugno 2019 Off di Dario Tomasiello

L’estate è giunta alle porte ormai da tempo e la voglia di spiaggiarsi godendosi la tipica brezza marina è letteralmente alle stelle. La costa campana, spesso insignita di svariate bandiere blu ad identificare i luoghi ideali per la balneazione, offre molto per gli amanti del mare e lo fa in scenari mozzafiato come la rinomata Costiera Amalfitana.

La costa invidiata da tutti i turisti del mondo si raggiunge in pochi minuti da Salerno attraversando lungo la strada SS18 numerosi borghi affacciati sul mare, in primis il comune di Vietri sul Mare, caratteristico centro riconosciuto dall’UNESCO e noto per le sue raffinate ceramiche.

Vietri sul Mare.

La storia racconta che tutto nacque dall’attuale Marina di Vietri, spiaggia e porticciolo di Vietri, un tempo ricco insediamento etrusco dal nome di Marcina. Già migliaia di anni fa, il commercio via mare, era il motore dell’economia del villaggio la cui strada sembrava tracciata verso un periodo d’oro fin quando, purtroppo, non giunsero i Vandali nel 456 d.C. causando morte e distruzione.

Vietri sul Mare vista dalla spiaggia.

I superstiti non si diedero per vinti e decisero di costruire un nuovo centro più in alto, meglio protetto dalle rocce, dal nome di Vetere che con varie storpiature divenne l’attuale Vietri. Il piccolo borgo, sebbene riconosciuto maggiormente per l’artigianato, seppe ritagliarsi una fetta di nobile prestigio durante il Medioevo grazie al suo porto utilissimo anche ai floridi commerci di Cava de’ Tirreni e Nocera Dei Pagani.

Un tratto particolareggiato di Corso Umberto I.
Anche in periodi di alta stagione si possono scovare angoli tranquilli e graziosi.
I magnifici colori delle ceramiche vietresi.

Oggi Corso Umberto I mostra orgogliosamente l’arte dei ceramisti vietresi che donano colore alle piccole strade dell’intricata rete viaria. Ovunque si vada si scorgono angoli tipici della costiera degni di essere scoperti ed immortalati: vicoli popolari colmi di botteghe, panorami sul mare scintillante o monumenti come la bella Chiesa di San Giovanni Battista.

La Chiesa di San Giovanni Battista, in stile tardo rinascimentale, è ricca di opere d’arte.
Panorama da Piazza Matteotti. A destra si nota Raito.
Percorrere un cunicolo è sempre intrigante.
Le maioliche che compongono le chiese e i campanili sono un tratto distintivo dei borghi costieri.
Pausa pranzo per i negozi in un vicolo.

Nel corso del viaggio, piccolo o grande che sia, è imprescindibile conoscere anche la cucina locale in questo caso doverosamente a base di pesce. La mole di ristoranti e locali per un pranzo veloce e sfizioso è notevole ed è distribuita spesso in punti nascosti dal turismo di massa. Tuttavia il borgo è piccolo e facilmente si viene a conoscenza dei suoi prelibati segreti in ristoranti come Pascalò, il quale propone gustosi piatti della tradizione costiera con qualche interpretazione personale, Osteria Sesta Stazione, per assaporare in un ambiente intimo e caratteristico il meglio della cucina a base di pesce, e Re Maurì, stellato in cui si raggiungono livelli elevatissimi di cucina d’autore ma sempre prendendo ispirazione dal territorio.

Menzione particolare merita Evù, ristorante ubicato in bella vista nel Corso Umberto I, il passaggio pedonale più “glamour” di Vietri. Durante l’alta stagione, il tavolo nel candore del dehors esterno, diventa un “must” ma sarebbe quasi un peccato perdersi l’atmosfera lounge della sala accarezzata da dettagli in ceramica e colori che richiamano la costiera. Lontano dal fragore dei turisti l’ambiente si dimostra subito rilassante con il merito anche dell’accoglienza gentile e alla mano della brigata a conduzione familiare. Il menù abbastanza variegato mette subito in moto le papille gustative dove la tradizione incontra un pizzico di originalità per mano del talentuoso chef Riccardo Faggiano; degna di lode anche la carta dei vini con molte etichette provenienti dalla Costiera Amalfitana.

Pasta mista con patate, provola, colatura di alici e bottarga di tonno.
Calamaro gratinato, pane al limone, maionese alla colatura.
Delizia al limone rivisitata: profumi e sapori incredibili.

C’è da aggiungere che dalla distruzione di Marcina nacquero altri piccoli villaggi meno fortunati di Vietri ma che oggi sono inclusi nel patrimonio compositivo dell’affascinante Costiera Amalfitana. Uno di questi, visibile da Piazza Matteotti a Vietri, è Raito: graziosa frazione conosciuta per la presenza del rinomato Museo della Ceramica all’interno del parco di Villa Guariglia, residenza storica del diplomatico Raffaele Guariglia e di Vittorio Emanuele III, nel quale sono esposte cronologicamente le ceramiche vietresi più belle e importanti.

Un vaso in ceramica della Fabbrica Marcina (1946 / ’47) esposto al Museo della Ceramica.
Raito.
Lunghe scalinate vi attendono…

La fortuna di Cava de’ Tirreni fu invece esuberante anche se non talvolta non esente da “piccoli” problemi interni sulla gestione del potere. Nacque come insediamento etrusco abitato dai Tirreni diventando anche luogo di villeggiatura per i Romani più abbienti. L’arrivo dei Longobardi pose le basi per la fondazione di un borgo fortificato dedito al commercio e, nello stesso periodo intorno all’anno 1000, la costruzione di un eremo sulla parete del Monte Finestra per conto di San Alferio fu un potente richiamo di pellegrini provenienti da ogni dove i quali alimentarono la notorietà del luogo.

Per scoprirne di più l’ideale sarebbe dirigersi a Corpo di Cava, antica frazione circondata dalla natura ove risiede l’Abbazia della Santissima Trinità. A prima vista la badia sembra piccola ma dietro di essa si nasconde un complesso enorme che ebbe un peso fondamentale nella crescita della città di Cava. Esteticamente l’abbazia presenta tutti i crismi dell’arte settecentesca, tuttavia le sue fondamenta risalgono al 1025, anno in cui la chiesa voluta dall’abate San Alferio era solo ad una navata e costruita secondo gli stilemi dell’epoca. Oggi invece è un vero e proprio inno all’arte con marmi policromi, stucchi e affreschi di Vincenzo Morani.

Il complesso, oltre alla basilica, dispone di altri suggestivi ambienti come il cimitero Longobardo, il chiostro romanico e la biblioteca abbaziale contenente decine di migliaia di volumi e manoscritti.

Interno dell’abbazia.
L’altare della badia con la cupola affrescata raffigurante una visione dell’Apocalisse, cioè l’Adorazione del Redentore.

Corpo di Cava è anche un buon punto di partenza ove intraprendere lunghe ed emozionanti escursioni naturalistiche. E’ sufficiente scendere nel vallone che fiancheggia la badia, superare il ponte dove scorre il Selano e scegliere il percorso tra quelli segnalati di durata e difficoltà differenti. Sentieri come quello che sale sul Monte Finestra possono essere molto impegnativi quindi si raccomanda attrezzatura adeguata e mappe aggiornate.

La badia vista dal sentiero Avvocata.
Natura, natura, natura!
Attenzione agli incroci!

L’arrivo della sera, magari dopo aver percorso un lungo sentiero naturalistico, suggerisce il momento migliore per ammirare il Borgo Scacciaventi illuminato da suggestive luci artificiali. Brulicante di locali, costituisce la parte più suggestiva di Cava de’ Tirreni grazie agli edifici storici adornati da porticati d’ispirazione barocca.

Il Borgo Scacciaventi durante una calda serata estiva.
Sotto i portici si alternano negozi e ristoranti.
Il centro storico, durante il Natale, viene illuminato con luci multicolori.
Il borgo si estende per una lunghezza di quasi due chilometri.
L’architettura generale del borgo fu studiata a regola d’arte da veri maestri.

Nell’arteria più ricca della città, negli anni intorno al ‘500, si concentravano numerose botteghe alcune delle quali gestite da potenti famiglie come Scacciaventi. Inoltre era una via frequentata dalla nobiltà e da alti prelati in visita presso le chiese più importanti dopo l’Abbazia della Santissima Trinità.

Il cinquecentesco Convento di San Francesco e Antonio.
La basilica di Santa Maria Incoronata dell’Olmo.
Piazza Duomo con la Diocesi di Amalfi e la Fontana dei Delfini.

Oggi il comune, essendo un’attrattiva di alto profilo, riserva un gran numero di ristoranti per tutti i gusti: si parte dalla raffinatezza gourmet di Casa Rispoli e Crub per passare alle bracerie che strizzano l’occhio all’originalità come Tenuta Antica Braceria (situata in Località Sant’Anna) fino alla cucina tradizionale di Nonna Nannina in cui poter gustare anche ottime pizze a cena.

Per il food tipicamente “della nonna”, quindi tradizionale ma curato con materie prime locali eccellenti, c’è anche l’osteria Putea a Santi Quaranta, minuscola frazione poco distante da Cava de’ Tirreni. Il locale, aperto e gestito da Gianparide Scarlino e Alfonso Troiani nel 2014, si trova all’interno di un vecchio casolare di famiglia ed è stato di recente aggiornato con nuovi curatissimi interni tra il vintage e il moderno senza però togliere i coperti nell’incantevole piazzetta esterna. La tranquillità del luogo permette di gustare appieno le portate del menù che propone anche “semplici” sfizi come delle golosissime bruschette magari adeguatamente accompagnate da una bottiglia o da un calice di vino scelti dall’apposita carta piena di notevoli etichette italiane ed estere.

La fresca piazzetta è circondata dalla natura.
Zeppoline fritte di fiori di zucca e basilico.
Gnocchetto di putea “a_normale”.
Bocconcini di pollo croccante alla Nerano.
Capresina al limone e gelato al cioccolato.

Alla fine della giornata, ci si rende conto che il viaggio per la divina Costiera è solo appena cominciato.