
Gli echi potenti della Costiera: Amalfi e Ravello.
Proseguendo la peregrinazione lungo la Divina Costiera, risulta impossibile evitare il cuore pulsante della caratteristica costa famosa in tutto il mondo: Amalfi. Di origini Romane, la cittadina ha vissuto notevoli periodi di prosperità partendo dal IX secolo, epoca in cui si distaccò dal ducato romanico-bizantino di Napoli e iniziò le rivalità economiche come Repubblica Marinara contro Genova, Pisa e Venezia per il controllo del Mare Mediterraneo. La fiorente economia non era concentrata solo su attività commerciali via mare, ma anche sulla prestigiosa industria cartaria. Purtroppo, le epoche successive all’XI secolo, furono molto buie per Amalfi come per il resto della costiera: occupazioni da parte dei Normanni, saccheggi dei Pisani e eventi naturali disastrosi funestarono la crescita economica e relegarono la città quasi nell’oblio fino ad essere culturalmente rivalutata in tempi più recenti. Infatti, tutt’oggi, il turismo raggiunge numeri record grazie alle bellezze non solo paesaggistiche, ma anche architettoniche e artistiche che il passato più fiorente ha prodotto.

Noto testimone della gloria amalfitana è il complesso monumentale di Sant’Andrea comprendente la cattedrale, la cripta, la basilica del Crocifisso con il museo Diocesano e il chiostro del Paradiso.

Alla fine della scalinata, il mio primo obiettivo è di visitare gli interni del duomo. Sono estremamente curioso di vederli poiché, spesso, tali complessi conservano l’aspetto originario e, quindi, più “primitivo” e meno coinvolgente rispetto ad altri che col passare degli anni sono stati evoluti e impreziositi da artisti di spessore. Nel mio caso, con le pupille esultanti, della veste originaria romanica del duomo è rimasto davvero ben poco: all’esterno si notano gli sfavillanti barocchismi e i sinuosi archi moreschi intrecciati che scaricano su colonnine marmoree, all’interno i preziosi marmi policromi, il ricco soffitto a cassettoni e le superbe tele seicentesche e settecentesche di Andrea D’Aste e Giuseppe Castellano offrono uno spettacolo talmente affascinante da far commuovere.

Gli altri ambienti sono visitabili a pagamento, luoghi suggestivi che valgono il costo del biglietto: potrete visitare la cripta di Sant’Andrea con stupendi affreschi ed eleganti stucchi dorati, la basilica del Crocifisso con il museo Diocesano contenente le ricchezze del Tesoro del Duomo, il chiostro del Paradiso nel quale possiamo avvertire un piacevole senso di pace circondati da inconfondibili archi intrecciati dal sapore orientale.





Mi sembra di spiccare il volo dopo tanta bellezza.
Perché dunque non ottenere una spintarella in più facendo colazione in una delle più rinomate pasticcerie della Costiera (se non del mondo)? La Pasticceria Pansa è un locale storico nato nel lontano 1830 e da cinque generazioni è considerato punto di riferimento di alta qualità e tradizione pasticcera amalfitana, doti verificate personalmente con il saggio vorace di dolci tipici quali il pasticciotto al limone e la Santarosa del Monastero. Ma sul variegato menù potrete scegliere anche altre squisitezze locali come la delizia al limone, la caprese, i cantuccini, le scorze di agrumi al cioccolato e la piccola pasticceria alle mandorle.




Ricevuta violentemente la sopracitata “spintarella” per volare, mi accingo ad attraversare il caratteristico centro di Amalfi per raggiungere in via delle Cartiere il noto Museo della Carta. L’esposizione è ubicata all’interno di una cartiera del XIII secolo, il che rende la visita molto suggestiva ed interessante. La guida al seguito racconta la lavorazione della carta dai primi fasti fino all’età più contemporanea mostrando diversi macchinari, i quali un tempo funzionavano grazie alla forza idrica del torrente Canneto, e lavorando manualmente l’impasto nelle fasi più avanzate di creazione di un foglio così da illustrare le prime tecniche dell’arte cartaria.



Nel caso vi stuzzica l’idea di acquistare la pregiata carta di Amalfi, non potete fare a meno di fare un salto alla Cartiera Amatruda dove esiste ancora la lavorazione a mano secondo l’antica tradizione. La produzione, oltre al settore dell’editoria, è rivolta a svariati utilizzi: carta per disegno artistico, partecipazioni e inviti, calendari, album fotografici o semplice carta per il piacere di scrivere. Consiglio a chi vuol prendere due piccioni con una fava: lo stabilimento è situato nella Valle dei Mulini, un lungo percorso che si inoltra nel parco dei Monti Lattari passeggiando in un contesto da favola tra piccole cascate, agrumeti e ruderi di antiche cartiere.
Purtroppo il tempo è tiranno e non posso percorrere la valle, un’altra meta di grande rilievo mi attende: la visita guidata con degustazione finale presso le cantine di Marisa Cuomo a Furore, chiamato il “paese che non c’è” a causa della mancanza di un vero e proprio centro abitato ma di varie località sparse lungo la strada che costituiscono il comune. Le cantine si trovano sulla statale che porta ad Agerola, nel bel mezzo di caseggiati e pergolati di vite a circa 500 metri sul mare, quindi potete immaginare lo spettacolo panoramico che si apre curva dopo curva salendo sempre più su.

L’azienda nacque nel 1980 dalle ceneri del marchio Gran Furor Divina Costiera del 1942, già allora cantina conosciuta per i suoi vini audaci. I progressi ottenuti con il nuovo nome hanno portato la notorietà di vini particolari come il Fiorduva e il Furore Rosso Riserva a livelli stellari. Il sapore unico del vino è dovuto dall’esposizione al sole, dal clima e dal terreno oltre che dall’estrema precisione per realizzare i pergolati in legno di castagno e dalla raccolta manuale dell’uva persino su terrazzamenti in verticale. Non di meno sono importanti i successivi affinamenti in acciaio per i vini giovani e in barrique per gli “speciali”, entrambi seguiti con grande attenzione avendo cura specialmente dell’ambiente e dell’umidità.



La visita guidata ha accresciuto il mio bagaglio culturale di parecchio, ma non posso negare che non vedo l’ora di passare alla degustazione dei vini accompagnati dal menù (scelto al momento della prenotazione) curato dall’albergo/ristorante Hostaria di Bacco, un luogo confortevole e silenzioso dotato di terrazze dal panorama straordinario.

I piatti gustati sono di stampo tradizionale con una spiccata nota personale, per un tocco gourmet che ben si sposa con la particolarità dei vini abbinati alle portate principali.





Terminato il pranzo con un buon caffè, guardo per l’ultima volta (spero di no!) il panorama dalla terrazza e penso al da farsi. In fase di pianificazione del viaggio, pensavo di raggiungere Positano subito dopo la visita delle cantine, ma la notevole lontananza mi ha fatto cambiare idea optando per un altro gioiello della Costiera decisamente più vicino: Ravello.
Però ho alcuni suggerimenti per chiunque voglia approfondire il territorio nelle immediate vicinanze, nello specifico consiglio di visitare: il Fiordo di Furore, un minuscolo borgo costituito da caratteristiche case di pescatori all’interno di una insenatura sulla costa, e la Grotta dello Smeraldo, una fiabesca caverna subacquea raggiungibile dalla strada con un ascensore o via mare con una piccola barca (opzione più suggestiva e raccomandata) per ammirare le sfavillanti sfumature verdi che l’acqua cristallina assume grazie ai raggi solari.
La mole incredibile di attrattive ha consentito a molte agenzie di viaggio di creare numerosi pacchetti per tutti i gusti e dal costo allettante. Qui sotto trovate alcune offerte selezionate, compreso il tour enogastronomico da Marisa Cuomo:
– Degustazione limoncello e delizie al limone tra Amalfi e Valle dei Mulini;
– Tour privato a piedi di Amalfi con una guida locale;
– Scopri la Costiera Amalfitana con una gita in barca privata da Amalfi;
– Tour di una giornata della costiera amalfitana con Ravello, Amalfi e Positano;
– Tour della Costiera Amalfitana con pranzo in fattoria;
– Degustazione di vino biologico e olio d’oliva alla Casa di Baal vicino ad Amalfi;
– Tour della cantina con degustazione vini e pranzo in Costiera Amalfitana da Marisa Cuomo.

Torniamo a noi, ovvero in quel di Ravello, cittadina nota per il Ravello Festival e per le sue ricche ville dotate di sontuosi giardini. La sua storia è simile a quella di Amalfi: fondata da nobili Romani, visse il miglior periodo sotto la Repubblica Marinara d’Amalfi ed il Ducato di Salerno; il prestigio delle famiglie locali, fondato sul commercio marittimo, era tale che molti cittadini ebbero incarichi presso la corte di Federico II durante l’epoca Sveva. Purtroppo, anche qui, non mancarono i periodi di crisi: prima i saccheggi dei Pisani nel 1137 e poi la terribile Guerra del Vespro nel 1282 (la quale durò ben 20 anni) portarono Ravello al declino costringendo molti nobili a trasferirsi in Puglia e a Napoli, eccetto i potentissimi Rufolo.

Ci fu un periodo di miglioramento durante l’epoca dei Borboni, che però non durò abbastanza a lungo da risollevare le sorti della cittadina.
Nonostante il passato tumultuoso, le ricche residenze con i loro giardini sono ancora in piedi: alcune trasformate in lussuosi alberghi, altre restaurate e visitabili per la gioia dei nostri sensi.

Da ricordare, però, che Ravello non è solo ville e alberghi di lusso ma è anche un borgo storico ricco di viuzze intricate e parchi silenziosi con panorami da urlo, come il Belvedere Principessa di Piemonte e i Giardini del Vescovo.


Chi guarda più indietro nel passato può visitare i resti del Monastero della SS. Trinità risalente al X secolo. Purtroppo l’edificio, a differenza di altri beni ecclesiastici che furono trasferiti agli inizi del 1800 al patrimonio dello stato, fu per buona parte distrutto su imposizione di un Regio Decreto, come ritorsione al sostegno dato dagli abitanti alle suore che si rifiutavano di abbandonarlo dopo la soppressione. Gli scavi effettuati hanno comunque messo in evidenza le fondamenta del monastero e il sito è spesso utilizzato per mostre e attività didattiche legate all’archeologia.

Per quanto l’archeologia sia una materia affascinante, io non vedo l’ora di esplorare i fiori all’occhiello della cittadina: Villa Rufolo e Villa Cimbrone. In questi luoghi è possibile rivivere il prestigio di un tempo di Ravello, le dimore passate di famiglia in famiglia hanno vissuto anche periodi di abbandono fino ad essere riscoperte e ristrutturate per scopi diversi ma mantenendo lo stesso fascino dei momenti migliori.
Di gran lusso Villa Cimbrone, che dispone dell’Hotel de Charme e del ristorante Il Flauto di Pan all’interno di un maestoso giardino dai connotati italo/inglesi con tanto di panorama da lasciare a bocca aperta.









In compenso Villa Rufolo detiene un prestigio maggiore per il valore storico della residenza, costituita da numerosissimi ambienti, e per il romantico giardino ottocentesco che funge da palco del Ravello Festival.




Che dire, sono senza parole.
Mai mi sarei aspettato di vedere così tanta bellezza: Ravello è un incanto diverso da Amalfi che, per quanto sia meravigliosa di suo, non possiede lo stesso charme raffinato e romantico. Certo la raffinatezza ha un costo, però un costo che una volta ogni tanto si può anche pagare. E che io ho deciso di pagare caro cenando al ristorante stellato Il Flauto di Pan per un finale da estasi.
Una volta entrati, sarete coccolati (con discrezione) dal maitre e dalla affidabilissima brigata di camerieri, sempre attenti ad ogni dettaglio. Il menù, abbastanza variegato, propone piatti di altissimo livello che uniscono tradizione e innovazione curati sapientemente dallo chef Lorenzo Montoro. Di spessore anche l’esaustiva carta dei vini con un’ampia sezione dedicata ai calici per chi, come me, viaggia spesso da solo; gentilissimo e di grande aiuto il sommelier che suggerisce il vino migliore da abbinare alle portate con un occhio di riguardo ai gusti dei commensali. Nel mio caso, il bianco Tenuta San Francesco Per Eva 2016 e, da accompagnare con il dolce, il passito Antonio Caggiano Mel gentilmente offerto.
Ed ora, che danzino le foto dei piatti.










Esaltazione e equilibrio al tempo stesso di sapori tipicamente campani. E’ molto raro che vada via da un locale così soddisfatto e… pieno.
Il sole ormai è tramontato da un pezzo, non rimangono altro che fievoli luci dei lampioni lungo le vie del borgo e profondo silenzio, ogni tanto interrotto dal lontano rumoreggiare del mare e dall’allegria insolita di qualche turista. Le passeggiate notturne in un contesto simile possono essere molto rilassanti oltre che ispiratrici di idee o sogni, dopodiché non rimarrà altro che riposarsi in attesa del nuovo giorno e del ritorno a casa dal sapore dolce, ma anche leggermente amaro.
Le strutture per riposarsi e pernottare per una o più notti sono tantissime e di qualità; ovviamente consiglio sempre di prenotare in largo anticipo data la presenza massicia di turisti. Amalfi ha diversi alberghi con affaccio sul mare come il luminoso e lussuoso Hotel Marina Riviera, altrimenti in pieno centro si può pernottare presso il confortevole albergo Floridiana a prezzi più bassi oppure al bellissimo B&B La Bambagina con balconi direttamente su piazza Duomo. Nel caso si è lontani da Amalfi, magari in visita alle cantine di Marisa Cuomo, si può optare per l’Hotel Bacco a Furore che offre panorami spettacolari oltre ad una cucina eccellente. E nella romantica Ravello? Ampia scelta dall’eleganza storica degli alberghi Hotel Villa Cimbrone e Belmond Hotel Caruso, per passare ad alberghi meno costosi ma comunque di qualità come La Moresca, fino ai B&B caratteristici e curati come Rosa e Valentino e Nonno Francesco.
Ci si becca sulla strada per Salerno con l’ultimo appuntamento costiero a Cetara!
