
Quando la tradizione della pesca diventa un vanto: Cetara.
Cetara è un pittoresco borgo di pescatori sulla Divina Costiera, il cui nome può avere significati multipli derivanti dalle parole cetaria, ovvero tonnara, oppure citrus, cioè limone. Considerata la notorietà del paese dovuta alla pratica secolare della pesca, probabilmente la prima espressione è la più plausibile.

All’ombra del Monte Falerio, Cetara fu roccaforte dei Saraceni nell’842 e nell’879 per poi passare due secoli dopo sotto il dominio della fiorente Repubblica Amalfitana. Con l’arrivo dei Normanni, il borgo passò sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Erchie e, successivamente, dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni (di cui ne ho parlato qui) che utilizzava il porto per scambi commerciali con l’Africa. Nonostante la reputazione “modesta” di semplice paese di pescatori, anche Cetara non venne risparmiata da violenti saccheggi come quella attuata dai Turchi nel 1534 che causò numerose vittime. Dopo tale avvenimento, si avviò la costruzione di circa 400 torri di avvistamento lungo la costa: una di queste, la Torre Vicereale, fu installata proprio a due passi dal borgo.

Oggi, passeggiando per le caratteristiche vie del centro, è possibile avvertire il profumo del mare dovuto alle tradizioni che i cetaresi rispettano da tempo immemore: la pesca giornaliera di tonno e alici e la sapiente lavorazione di questi ultimi hanno reso la gastronomia cetarese famosa nel mondo.

Tra i ristoranti concentrati sulle tipicità locali, saltano all’occhio anche le delizie di una graziosa pasticceria sul Corso Federici. Da lontano si nota immediatamente lo stile vivace di Chocolamì, piccola attività dolciaria di Ida Giordano e Milena Falcone dove il cioccolato Valrhona profuma l’ambiente accogliente e colorato. La notevole varietà di cioccolatini (olive candite ricoperte al cioccolato, barrette al caramello, rocher al pistacchio e alla nocciola, etc.) è supportata da dolci monoporzione della tradizione campana e torte abilmente decorate con la stessa maestria di un artigiano della porcellana.

Dopo una buona colazione si può considerare l’idea di esplorare la natura che circonda le spalle del borgo. Nelle immediate vicinanze della pasticceria inizia uno dei tanti sentieri CAI che portano al Monte Falerio (come ben spiegato qui), vetta immersa nel verde la quale si collega ad altri punti nevralgici dei Monti Lattari ricchi di panorami e luoghi di culto come il suggestivo Santuario dell’Avvocata.
La varietà del percorso e le altitudini abbastanza elevate suggeriscono calzature e bastoni da trekking oltre ad una mappa aggiornata ed una buona dose di senso per l’avventura.


Come specificato in precedenza, Cetara è un paese antico costituito da casupole in gran parte ristrutturate e chiese dall’aspetto neoclassico come la parrocchia di San Pietro Apostolo facilmente riconoscibile dalla sua cupola rivestita in ceramica. Costruita nel 988, di originale ha conservato solo la struttura ad unica navata con transetto mentre gli interni sono un bellissimo esempio di stile tardo barocco con marmi, intonaci e stucchi che rendono l’ambiente sontuoso grazie anche alla presenza di alcuni dipinti del XVIII secolo.

La bellezza del centro storico non sta solo nei singoli edifici ma anche nella semplice costituzione urbana: vie e strade si contorcono tra loro nascondendo cantine e laboratori dedicati alla conservazione delle alici. Nel frattempo si levano voci da finestrelle di antiche abitazioni e profumi culinari che solo sulla costiera si possono avvertire.
Tra i momenti più interessanti della giornata senza dubbio figura la tappa gastronomica in uno dei tanti ristoranti tra cui figura La Dispensa dell’azienda Armatore. Le aziende ittiche a Cetara sono tante ed Armatore è tra quelle che è andata oltre la semplice lavorazione delle alici: la cura del packaging, la storia dietro ad ogni singolo prodotto in vendita il e piccolo ristorante all’interno di suggestivi archi in pietra fanno parte di un grande piano volto alla valorizzazione di antiche tradizioni. La cura nel dettaglio è visibile anche presso La Dispensa dove si è attenti all’ecosostenibilità e alla proposta del menù tutto a base di pesce con alici e tonno rosso a dirigere l’orchestra.




Eventualmente si può optare per il noto Acquapazza oppure Cetara Punto e Basta, entrambi in pieno centro e molto caratteristici, altrimenti qualche metro fuori dal paese c’è Falalella che consiglio a gran voce per la raffinatezza e il bellissimo panorama sul mare.
Ahimè, il momento del ritorno alla base è giunto… Non rimane altro che ripercorrere la strada statale che mi riporta a Salerno lasciandomi alle spalle il grazioso borgo di pescatori. Ma cercherò di concludere la giornata facendo tappa in due luoghi in città molto interessanti per la mia pancia.

Alle cinque del pomeriggio il caldo è ancora “prepotente”, quasi soffocante, il che mi spinge a fermarmi per un momento di frescura da Giallo Limone, gelateria locata in una traversa di Corso Umberto. Il locale sprizza vivacità da tutti i pori, complici il colore giallo smagliante e le battute “golose” scritte un po’ ovunque. Da aggiungere che non si producono solo ottimi gelati conservati in caratteristici pozzetti ma anche dolci, come crostate e brioches, e stupefacenti granite (da provare quella ai gelsi neri).


Devo attendere ancora per l’ora di cena, quindi ho tutto il tempo per passeggiare nel centro storico, sebbene ne abbia trattato approfonditamente nei due articoli dedicati a Salerno (Parte 1 e Parte 2). Ma la curiosità mi spinge a cercare più a fondo nuove suggestioni, in angoli nascosti e poco frequentati sotto una luce soffusa e crepuscolare.


Chi è amante della fotografia potrebbe trovare questi luoghi estremamente affascinanti e ideali per cartoline d’autore. Dato che il mio obiettivo non è diventare un fotografo da urlo, allo scoccare dell’ora prestabilita decido di allontanarmi dal centro storico per un salto alla Màdia, eccellente pizzeria sita in Via Irno. Basta ammirare l’arredamento, semplice ma ben studiato con tanti dettagli in legno, per capire che le idee di qualità sono tante, così come sono tante le pizze stagionali, i fritti, i dolci e le birre esposte sul menù. Da sottolineare che gran attenzione è posta nelle farine usate: semi-integrale di grano tenero macinata a pietra nell’impasto di tutti i giorni, altrimenti si può optare per altre farine (ad esempio di grano saraceno) disponibili solo in determinati giorni della settimana.




Volo.
Probabilmente grazie alla pizza e al suo leggerissimo impasto.
Un ritorno dalla Divina Costiera “attutito” bene dalla gastronomia e dagli scorci di Salerno che rimane una meta turistica da vivere un po’ alla volta.
Finito il lungo tour costiero, è in attuazione un altro viaggio ma questa volta al di fuori della Campania, per scoprire luoghi dalla cultura e dai paesaggi diversi dai nostri. Occorrerà del tempo per raccontare della prossima trasferta, quindi al momento, gentili lettori, dovrete accontentarvi di sapere solo la destinazione: in Abbruzzo, precisamente nella Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano Cinque Miglia.
Alla prossima!!