
Magnifico Cilento: storia e tradizioni da Paestum a Giungano.
“CisAlentum, è nù paccio chi nun crere int’ a sta terra”.
Così recita il motto di una delle numerose aziende vitivinicole del Cilento, Pippo Greco. Come dargli torto, è un’impresa ardua iniziare a descrivere brevemente un territorio estremamente ricco di storia e tradizioni come il Cilento.
Oggi l’area è compresa nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni dichiarato patrimonio mondiale UNESCO. E a ben vedere, poiché il valore dal punto di vista storico e paesaggistico è inestimabile: esistono segni di civiltà risalenti all’età della pietra, sono presenti templi e edifici che testimoniano la presenza dei Greci tra il VII e il VI secolo a.C., non mancano castelli di epoca longobarda esposti sulla magnifica costiera cilentana o nascosti tra le colline, e poi i borghi storici arroccati qua e là sulla cartina che resistono all’abbandono grazie alle tradizioni che vengono mantenute e mostrate orgogliosamente ai “forestieri” con feste, balli, canti e tanta mangiatoria. Quale mangiatoria? Non basterebbe questo articolo per descrivere nel dettaglio ciò che queste terre sono capaci di dare all’affaticato lavoratore, ma basti pensare alla bontà del fico bianco, dell’olio, dei ceci, dei peperoni, del vino e ancora e ancora. Tantissime materie prime che troviamo sulle pizze di qualità e nella cucina più sofisticata vengono proprio da qui, dal Cilento.

Piccolo piccolo, mi trovo in questa immensa terra con l’obiettivo di catturare (tramite fotocamera) e, ovviamente, vivere la bellezza di questi luoghi partendo da Paestum. Le prime tracce di “abitato” risalgono alla preistoria, ma il vero e proprio nucleo cittadino si formò verso la metà del VII secolo a.C. per scelta della polis di Sibari la quale volle costruire una serie di sub-colonie per favorire il commercio nei pressi della foce del fiume Sele. Tale decisione fu effettivamente fruttuosa, la colonia chiamata Poseidonia visse un periodo di splendore e ricchezza come testimoniano anche gli imponenti templi dedicati alle divinità di Hera, Atena e Nettuno.




Tra il 420 e il 410 a.C. i Lucani presero il sopravvento sui Greci e cambiarono il nome della città in Paistom, ma non fu il preludio della rovina: sebbene i Poseidoniati dovettero rimpiangere la libertà perduta, gli edifici greci non vennero rimossi o alterati e l’economia continuò a crescere nel settore dell’artigianato. Nel 273 a.C. fu l’Impero Romano a colonizzare il centro e imporre determinate leggi, cambiando il nome in Paestum e realizzando numerose opere pubbliche (come il Foro e l’Anfiteatro) che mutarono lievemente l’aspetto originario della città.




Anche durante l’epoca romana il benessere fu costante, ma negli anni successivi gli abitanti dovettero fare i conti con una calamità: l’impaludamento delle zone circostanti a causa del fiume Salso che non riusciva a defluire regolarmente per colpa del progressivo insabbiamento della foce. Nonostante gli sforzi dei cittadini di innalzare il livello delle strade e di realizzare canali di scolo, il destino di Paestum era segnato e gli abitanti furono costretti a rifugiarsi sulle colline dove venne fondata l’attuale Capaccio. Dopo un lungo periodo di abbandono, eruditi e grandi artisti del ‘700 scoprirono la bellezza celata delle rovine di Paestum esaltandola in dipinti, disegni e opere descrittive che esortarono a compiere i primi “timidi” scavi fino agli anni ’60/’70 in cui vennero alla luce resti importantissimi (come la famosa “Tomba del Tuffatore”) tutt’ora conservati al Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Insomma, un concentrato di storia imperdibile per tutti coloro che decidono di visitare il Cilento, per di più con la possibilità di gustare presso la Gelateria Museo un ottimo gelato artigianale a base di fichi bianchi locali.

Qualche rigo più sopra è stata menzionato Capaccio: trattasi di un piccolo comune sovrastato dai monti Soprano e Sottano il cui abitato originario dei primi anni 1000 fu completamente raso al suolo da Federico II di Svevia come reazione contro la famiglia Sanseverino che si opponeva al Re. Nonostante le dispute tra feudi, la piccola città riuscì a crescere soprattutto nel ‘700 con la costruzione della pregevole fontana dei Delfini e di palazzi gentilizi oggi ancora visibili anche se in uno stato non proprio decoroso. Ulteriore vanto del comune sono la figura storica di Costabile Carducci, patriota rivoluzionario durante i moti Cilentani, e le chiese, quali il Santuario della Madonna del Granato e la Chiesa di San Pietro Apostolo, quest’ultima più apprezzabile dal punto di vista estetico anche se non della stessa importanza religiosa e storica dell’altra.



A pochi chilometri di distanza si trova Trentinara, uno dei tanti paesi rurali disseminati per il Cilento che provvederò a raggiungere poco prima del tramonto del sole. Nell’attesa occorre una pausa gastronomica, magari concedendosi qualche lusso in uno dei numerosi ristoranti gourmet presenti nei dintorni di Capaccio Paestum. C’è l’imbarazzo della scelta partendo da locali premiati con la stella Michelin come Osteria Arbustico vicino al raffinato Hotel Royal e Le Trabe Tenuta Capodifiume costruito in un antico mulino e circondato da un magnifico parco, altre alternative di altissimo livello sono i ristoranti Tre Olivi, Casa Coloni e Borgo La Pietraia Food i quali propongono una cucina sofisticata in ambienti paradisiaci con l’opportunità di pernottare presso i relativi alberghi. Ma la qualità si trova anche in ristoranti meno avvezzi alla raffinatezza esasperata, come Nonna Sceppa e Laura Cucina & Pizza a poca distanza l’uno dall’altro, invece per gustare esclusivamente le tipicità locali senza fronzoli ci si può recare al ristorante del noto caseificio Barlotti (aperto solo a pranzo) per conoscere la divina mozzarella di bufala accompagnata da altre materie prime locali, oppure da Lu Vottaro a Trentinara il quale propone la più tipica cucina cilentana abbinata a vini di pregio.
Ma parliamo della mia esperienza presso Casa Coloni, elegante ristorante che fiancheggia la Tenuta Duca Marigliano. Non molti posti a sedere sia all’esterno che all’interno per una elevata cura nel dettaglio da parte della brigata sempre presente, gentile e preparata. Il menù propone piatti della tradizione ma rivisitati magistralmente con eccellenti materie prime tratte dal proprio orto, di alto livello anche la carta dei vini. Di seguito potete ammirare le portate comprese nel percorso gastronomico di mare, accompagnate da un eccellente vino bianco Pallagrello Il Verro 2017 consigliato dal competente wine expert.








Nel complesso un pranzo più che luculliano da poter digerire nella tranquillità del giardino circostante.
L’attesa del tramonto si fa trepidante mentre passeggio lungo la via Magna Grecia lievemente accarezzata dal vento. Appena noto la luna dalla parte opposta del sole, capisco che è il momento di montare in auto e raggiungere Trentinara. Il borgo è un gioiellino arroccato, famoso per la sua Terrazza del Cilento dalla quale si può godere di un panorama maestoso comprendente i templi di Paestum, la Piana del Sele, il Golfo di Salerno e persino l’isola di Capri; tutti insieme al tramonto compongono una cartolina da favola. La sua storia è perlopiù dettata da numerosi cambiamenti di proprietà, concessioni ed espropri durante l’epoca feudale per poi far parte del Distretto di Campagna agli inizi dell’800, una sorte comune a molti altri paesi del circondario come Giungano.
Passeggiare per questi centri è incredibile, il fascino rurale delle abitazioni rapisce e riporta indietro nel tempo mentre anzianotti curiosi spiano il da farsi dei “forestieri” senza capire l’esigenza di fotografare quattro vecchie mura. Il perché lo si capisce dalle immagini e dalle suggestioni che risaltano all’occhio.




Visitare Giungano non è solo l’ennesima occasione di sperdersi tra i viottoli del borgo, ma anche di partecipare alla tradizionale Festa dell’Antica Pizza Cilentana che si tiene ogni Agosto dell’anno. Trattasi di un evento che consiglio particolarmente agli amanti delle antiche tradizioni per conoscere e gustare pietanze tipiche come: pizza cilentana, pizza fritta (rigorosamente con pomodoro e spolverata di formaggio caprino), ciccimmaretati (zuppa “povera” di legumi e cereali), cono pork, patatine fritte con la buccia (altro che chips industriali…), frittelle ripiene con fiori di zucca, zeppole fritte e gelato ai fichi e more del Cilento. Il tutto servito lungo la via principale del paese adornato a festa con palchi per spettacoli e cartelli dedicati a motti popolari i quali, purtroppo, non sono in grado di ricordare a causa del loro linguaggio “ostico”.






Durante la festa Giungano diventa affollatissima, ma l’organizzazione si dimostra veloce e curata nella pulizia dei tavoli e nel non lasciare nessuno a bocca asciutta.
La lunga giornata è conclusa, lasciandomi alle spalle il rumoreggiare della folla e dirigendomi verso le vallate ormai buie con lo scopo di raggiungere l’agognato letto. Alberghi, B&B e appartamenti in affitto nel Cilento sono in quantità “industriale”, ma conviene particolarmente pernottare presso strutture dotate anche di ristorante che, come ho descritto più sopra, sono di qualità eccelsa. Quindi ben vengano il Savoy Beach Hotel, la Tenuta Duca Marigliano e il Borgo la Pietraia nei dintorni di Capaccio Paestum, a Trentinara consiglio l’ottimo B&B La Chiocciola oppure, per lusso e comfort in bellissime camere rustiche, l’Aia Resort e il Domus Laeta a Giungano.
A rileggerci nel prossimo episodio dedicato ad alcune aziende agricole locali e ad altri comuni caratteristici!
