Vagando per le terre del “Cultivar Dottato”.

Vagando per le terre del “Cultivar Dottato”.

24 Agosto 2019 Off di Dario Tomasiello

Il fico Dottato è una varietà di fico bianco presente nel Cilento e in altre regioni del sud Italia, il quale viene essiccato e, talvolta, abbinato alle noci, al cioccolato ed altri ingredienti per ottenere gustose varietà di sapori. Nel territorio cilentano, precisamente a Prignano Cilento, esiste un’azienda maestra nella cura del fico bianco DOP di cui parleremo a breve, compiendo in primis un arzigogolato giro per le zone più interessanti del circondario.

Agropoli.

La giornata inizia ad Agropoli, comune molto importante dal punto di vista turistico grazie alle spiagge del lungomare e alla storia insita nel centro storico. L’area della città era abitata già nel neolitico, ma il vero e proprio insediamento marittimo chiamato Ercula fu costruito nel V secolo a.C., che ebbe vita breve a causa dell’invasione dei Vandali. Con l’arrivo dei Bizantini, si costruì una roccaforte (Acropolis appunto) attorno alla quale si sviluppò il nucleo abitativo che ospitò altri profughi bizantini fuggiti dalla Lucania. In seguito Agropoli venne conquistata dai Saraceni e poi dagli Aragonesi, fino all’epoca delle casate feudali quando passò di famiglia in famiglia.

Il centro storico della cittadina.

Le testimonianze storiche di tali epoche sono visibili nel piccolo ma caratteristico borgo antico, al quale si accede tramite un’antica porta seicentesca dopo una scalinata a gradoni.

La porta del centro storico.

Varcata la grande soglia, saltano all’occhio la piazzetta panoramica della chiesa della Madonna di Costantinopoli e i suggestivi vicoli ricchi di pizzerie e locali sfiziosi. Avviso i baldi viaggiatori che tali viuzze sono da percorrere spesso con il naso all’insù per la presenza di numerose scalinate, specie se la meta da raggiungere è il Castello Angioino Aragonese.

Il castello fotografato dal “fossato”.

Occorrono cinque minuti di salita per giungere al “fu” fossato che circondava il castello (oggi invece è una strada percorribile in auto). Prima di accedere all’interno attraverso un ponticello, è d’obbligo una sosta sulla cinta muraria a strapiombo del mare per ammirare il panorama mozzafiato.

Panorama dal Castello Aragonese.

La costruzione è di pianta triangolare con tre torri circolari tutte visitabili così da scoprire gli spazi angusti in cui le sentinelle dell’epoca aragonese erano costrette a vigilare. La piazzetta centrale invece è abbastanza ampia da poter ospitare tutt’oggi eventi e spettacoli.

Un corridoio del castello.

Una breve passeggiata per il corso Giuseppe Garibaldi e via di filato verso Torchiara prima di rimanere imbottigliato nel lungomare gremito di bagnanti. Pochi minuti di auto lungo la SS18 e si ritorna negli ambienti rurali che tanto caratterizzano il Cilento, oltre che nella storia dei Sanseverino e dei De Conciliis: due tra le famiglie più potenti dell’epoca feudale che passarono per il piccolo comune. I palazzi signorili sono fortunatamente ancora integri nonostante il borgo fu dichiarato, nel 1848, covo ufficiale dell’insurrezione cilentana, dunque un luogo pericoloso abbastanza da richiedere l’intervento di un battaglione di soldati per “porre a dovere il circondario di Torchiara”.

Il palazzo baronale De Conciliis.
Il fascino rurale di Torchiara.
Panorama visibile dalla chiesa del Santissimo Salvatore.
La Torre Mangoni del XVI secolo.

La perfetta espressione rurale, la conservazione degli edifici storici e l’intricata rete viaria rendono Torchiara ideale per organizzare annualmente affascinanti eventi folclostici e enogastronomici. D’altronde il suo toponimo deriva dal latino Turris Clara, cioè la “più illustre tra le torri”.

Diversamente dagli altri giorni, non pranzo in un locale degno di esser descritto ma mi accontento di un veloce boccone in un’anonima rosticceria così da avere la pancia pronta per alcune dolci degustazioni pomeridiane.

Prima di procedere con gli appuntamenti “golosi”, ho in mente di incontrare il titolare dell’azienda vitivinicola Pippo Greco già citata nel precedente articolo (da leggere qui) per il motto tipicamente cilentano stampato sulle bottiglie. Ciò che mi ha spinto a conoscere il giovane e amichevole enologo Pippo è il vino bianco Salecaro: trattasi di Fiano maturato in acciaio e poi in barrique (per tre mesi) dal sapore succoso ed elegante e dai sentori fruttati, perfetto non solo sul pesce ma anche sulle carni bianche. L’azienda produce anche l’Acquachiara, meno complesso e più “ruffiano” del Salecaro ma non per questo meno buono, il rosato Acquarosa e dell’ottimo Aglianico quale Saùco e Acquaviva (rispettivamente DOP e IGP). Il territorio coltivato consiste di pochi ettari, quindi la produzione è limitata e alcune etichette rischiano di essere subito sold out anche per la grande richiesta da parte della ristorazione.

Piantagioni giovani di Aglianico.
Il vigneto di Aglianico visto tra due cipressi.
Rigogliosa uva bianca.
Vigneto di Fiano.

Un saluto caloroso e via verso la prima degustazione top della giornata (anche se la definirei più “divorazione”…) presso la gelateria Di Matteo sita nella frazione Sant’Antuono ad un chilometro scarso da Torchiara. Esteticamente sembra un bar qualunque, ma agli occhi spicca il banco gelati con una varietà incredibile di gusti con il fico come denominatore comune: fichi al cioccolato, stracciatella di fichi, noci e fichi, ricotta e fichi per poi passare a gusti più “consueti” come cioccolato, pistacchio, mandorla fino all’incredibile bontà di cioccolato/mandarini/sale di Cervia. Inutile dire che i colori e i sapori sono genuini, perfetti, da gelateria artigianale nel vero senso della parola.

Coppetta con stracciatella di fichi, mandorle e cioccolato con mandarini e sale di Cervia.

La frazione Sant’Antuono è poco distante da Prignano Cilento, tuttavia opto di addentrarmi nelle terre “selvagge” in direzione di Cicerale. Il paese è raggiungibile solo percorrendo strade interne da Ogliastro Cilento e/o Trentinara, attraversando boschetti e campi coltivati. Il territorio viene ampiamente sfruttato per la coltura dei ceci noti in tutta la nazione, più piccoli e teneri di quelli comuni, che vengono esaltati in occasione di sagre e feste organizzate sia a Cicerale che a Monte Cicerale (vicina frazione). Il contesto medievale, anche se un po’ in rovina a causa della storica Congiura dei Baroni e di successivi conflitti, è di grande effetto: passeggiare tra i viottoli dell’abitato rurale fiancheggiando piccole chiese e palazzi del passato più nobile rimane il passatempo più suggestivo.

Il campanile della chiesa di San Giorgio a Monte Cicerale.
Antica abitazione in rovina a Cicerale.
Una via suggestiva di Cicerale.

Per chi desiderasse gustare le pietanze tipiche a base di fichi e ceci in un ambiente naturale estremamente rilassante, non può che recarsi all’Agriturismo Corbella, forse un po’ ostico da raggiungere ma vale la pena dello sforzo per tanti gustosi motivi.

E’ ormai pomeriggio inoltrato quando lascio Cicerale, di conseguenza è giunto il momento di fare dietrofront per raggiungere la penultima meta del mio tortuoso giro: l’azienda Santomiele a Prignano Cilento.

Gli adorabili fichi bianchi di Santomiele.

La ditta produttrice di fichi bianchi del Cilento era un sogno di Antonio Longo, distinto titolare appartenente ad una famiglia dedita alla coltivazione ed essiccazione del fico dagli inizi del ‘900. Il sogno, venti anni fa, piano piano iniziò a trasformarsi in realtà lavorando dapprima nel garage di casa a Ogliastro Cilento per poi spostarsi all’interno di un antico frantoio a Prignano che oggi è un inno all’architettura più colta e raffinata. Grazie anche alla riuscita intesa con il socio Corrado Del Verme, Santomiele ha conquistato il pregio di aver trasformato un frutto “povero” in un prodotto di eccellenza, in una materia prima gourmet da abbinare con frutta secca, cioccolato, arancia, ed altro ancora per ottenere sapori intensi ed unici.

Visuale dal terrazzo dell’azienda: in basso sono visibili i fichi in essiccazione all’interno di celle a temperatura controllata, sullo sfondo la chiesa di San Nicola di Bari.
Il bellissimo ingresso dal giardino.
Il fico nella sua forma più naturale.

L’idea dal successo stellare (tanto da rappresentare l’Europa all’ONU per un discorso dedicato alle piccole imprese) ha necessitato, naturalmente, di un ingranaggio ben studiato: l’attenta coltura del fico, la sua essiccazione, la successiva lavorazione per ottenere ghiotti dolciumi come la Pigna e la spettacolare melassa ha richiesto mani e abilità di operai, ficaiole e mastri pasticcieri attenti ad ogni dettaglio. I risultati potete vederli visitando l’azienda con tanto di degustazione salata e dolce, oppure acquistando in sede o via e-mail gli squisiti prodotti che vanno dai croccanti mandorlati o nocciolati, ai “salamini” a base di fichi e pistacchio, per arrivare alla superba Pigna e al favoloso fagottino di fichi coccolati da rhum, mandorle, melassa di fichi, uvetta e scorze d’arancia candita.
In conclusione, posso dire che l’azienda rappresenta perfettamente la fusione tra innovazione e tradizione.

Alcuni prodotti Santomiele (da notare l’accurato packaging). Dietro è visibile la formazione rocciosa di cui è composto il terreno locale, costituita da strati di argilla, arenaria e marne ricchi di minerali utili allo sviluppo della pianta di fico.
Fichi bianchi essiccati con foglie di alloro.
Ricotta dell’azienda Polito ben innaffiata con la melassa di fichi.

Dopo aver vissuto con le parole e le immagini di Santomiele una bellissima favola, bisogna tornare alla realtà di Agropoli.

E’ ormai sera e la cittadina è piena di turisti in cerca di “buchi” in cui parcheggiare l’auto così da recarsi al borgo antico per gustare una pizza in locali storici (anche se molto affollati) oppure sul lungomare presso il Lido Aurora ove opera il talentuoso Elio Santosuosso. La pizzeria da me scelta è Gusto Over The Sea: anch’essa molto gettonata e ben in vista sul lungomare, ha a disposizione una sola piccola ma ben curata sala gestita da un personale molto veloce. La scelta dei fritti e delle pizze è intrigante, così come anche le birre provenienti da tutta Europa. L’impasto, anche se non molto scioglievole, è leggero, digeribile e ben supportato da ottimi ingredienti.

La pizza Marinara Gold di Gusto Over The Sea.
La Belle Saison del Birrificio dell’Aspide.
Il bel cornicione della pizza.

La fine della lunghissima giornata è alle porte. Gli alloggi in zona non mancano, specialmente i B&B ad Agropoli come il confortevole e centralissimo Al Palazzo, il bel Domus Indomita dai colori sfavillanti che richiamano il mare, e Baia di Trentova ubicato nella natura della rinomata baia. Più distante dalla piccola città, il B&B Nausicaa a Prignano Cilento con un suggestivo panorama sulle montagne e Villa Marinella a Monte Cicerale che offre mini appartamenti ben accessoriati e confortevoli.

Il prossimo episodio sarà incentrato su un altro prodotto gastronomico locale di assoluta eccellenza: la mozzarella di bufala.
Pancia mia fatti capanna!