
Profumi di autunno tra i Monti Picentini.
L’autunno comincia a fare progressi con il suo clima fresco e umido, la natura piano piano cambia colore, le castagne fanno la loro prima apparizione sugli alberi e i focolari dei camini crepitano per riscaldare gli animi inquieti.

L’atmosfera estiva, talvolta pesante, è un lontano ricordo che lascia spazio al fresco cambiamento da accogliere con gioia dal punto di vista spirituale. Certo, i mesi di questo periodo sanno essere anche terribilmente piovosi ma è il solo piccolo limite da tener conto quando, a pochi chilometri da Salerno, ci sono i meravigliosi Monti Picentini che sanno regalare scenari incantevoli per vivere al meglio la “stagione del cambiamento”. Gli itinerari sono tanti ed è preferibile scoprirli tutti cominciando il viaggio dal comune di Calvanico.
Calvanico dista una decina di minuti in auto da Fisciano ed è un grazioso borgo immerso nella natura, per la precisione circondato da innumerevoli castagneti. Il territorio è noto per la presenza di tali alberi da tempo immemore, addirittura da prima ancora che il piccolo comune diventasse un feudo con chiese e ville di cui alcune, purtroppo, distrutte dal terremoto del 1980. Il fascino rurale del centro storico è rimasto comunque abbastanza intatto da viverlo con piacevoli passeggiate magari durante la Sagra della Castagna che anima le suggestive serate del paese.





Alla luce del sole invece è consigliabile una scappata a Capo Calvanico, il sobborgo poco sopra il nucleo principale, per considerare l’idea di raggiungere il Pizzo San Michele. La montagna, alta ben 1567 metri, custodisce il suggestivo santuario di San Michele Arcangelo raggiungibile esclusivamente a piedi percorrendo una mulattiera da Acqua Carpegna. Fortunatamente alla fonte appena menzionata ci si può arrivare in auto tramite una malandata strada asfaltata, altrimenti i veri escursionisti posso provare l’ascesa di oltre 4 chilometri partendo dal centro abitato.
Da Calvanico si nota una strada tortuosa che scompare tra colline ricche di castagneti, trattasi della provinciale che porta a Castiglione dei Genovesi e ad una piccola perla naturale, l’Oasi Frassineto. Fermarsi nell’area naturale è d’obbligo, l’aria che si respira nonostante i “soli” 650 metri di altitudine è un toccasana grazie ai suggestivi boschi frondosi costituiti da numerose specie arboree. Inoltre si può passeggiare nel silenzio lungo i sentieri, contemplare la flora accomodandosi in punti attrezzati e visitare il piccolo museo silvo-pastorale (avendo cura di telefonare per accertarsi dell’orario di apertura). La superficie di oltre 81 ettari e i quattro percorsi segnalati rendono la permanenza lunga e piacevole, forse anche abbastanza impegnativa da concedersi una bella grigliata per recuperare forze.





Tornando sulla strada provinciale in direzione di Castiglione dei Genovesi e proseguendo per circa 7 chilometri si giunge al piccolo comune di origini antichissime. Come molti altri borghi dei Monti Picentini, Castiglione fu fondata dagli abitanti in fuga dalla distruzione di Picentia nel 268 a.C. (ne parlo qui!) e, grazie alla sua posizione strategica, divenne nel Medioevo un importante “Casale” della città di Salerno fino all’epoca dei feudi, periodo che diede ai natali il famoso illuminista Antonio Genovesi.
Anche qui le escursioni naturalistiche non mancano, più brevi e meno difficili del Pizzo San Michele ma comunque caratteristiche e ricche di panorami spettacolari. Un percorso in particolare (per i dettagli cliccate qui) sale fino ai 1100 metri di altitudine del Monte Monna per godere di ampie vedute sui rilievi circostanti fino al Golfo di Salerno. Attenzione a non sbagliare gli incroci: il tratto asfaltato/cementato è il più lungo da percorrere (meno di due chilometri in salita) fino a che la strada non diventa sterrata con segnaletica CAI.




Fino alla suggestiva Abbazia Santa Maria del XII secolo si può procedere in auto per poi parcheggiare e procedere a piedi lungo un percorso sterrato. Anche da questa prospettiva il panorama è fantastico: si scorgono i colli di Montena, il Golfo di Salerno e, scendendo a ritroso verso l’area picnic, il Monte Monna.




L’aria di montagna, anche se non dolomitica, porta fame e tanta voglia di pranzo luculliano nella vicina Castiglione dei Genovesi. In pieno centro del paese è ubicato il ristorante Il Riccio che propone una cucina tradizionale, senza fronzoli e con materie prime locali di alta qualità. Gli interni in legno e mattoni sono tipicamente rustici, il menù non è particolarmente ampio ma più che adeguato per chi vuole gustare pasta fatta in casa, funghi, carne del territorio e dolci con le castagne. Ottima la carta dei vini con etichette da varie regioni.






Ovviamente in luoghi a stretto contatto con la natura non possono mancare gli agriturismi come il Casale Piè d’Eco, poco distante da Calvanico e completamente immerso nel verde è il luogo perfetto per gustare nel massimo silenzio il menù fisso a base di specialità locali, in più è anche dotato di camere per soggiornare qualche notte. Gli avventori più sofisticati possono volgere lo sguardo su ristoranti raffinati come Dimora Nannina e Villa Rizzo ove si può anche pernottare in camere e appartamenti con tutti i comfort.
Dopo il piacevole banchetto, raggiungere San Cipriano Picentino richiede pochi minuti di percorrenza in auto. Il piccolo comune venne fondato dopo la distruzione di Picentia e deve il suo nome probabilmente al vescovo/scrittore cartaginese Tascio Cecilio Cipriano. Nel Medioevo, il borgo ebbe una certa rilevanza grazie al fruttuoso commercio con i Cartaginesi tanto da essere posseduta da potenti famiglie dell’epoca feudale. Nell’Ottobre del 1862, con il Regio Decreto di Vittorio Emanuele II, al paese venne aggiunto il nome “Picentino” quasi a voler rafforzare il senso di devozione dedicato a San Cipriano nel territorio circostante, ovvero i Monti Picentini. La propensione al culto è ben evidente anche dalla presenza di numerose abbazie sparse tra i colli come la chiesa del 1300 di Sant’Eustachio sita in frazione Vignale e la Chiesa Madre dell’XI secolo.




Dopo aver visitato chiese, graziosi centri storici ed incantevoli parchi naturali la giornata si può concludere con la classica puntatina golosa partenopea: la cena in pizzeria. Ci sarà mai una vera pizza in luoghi così rurali e legati alle tradizioni locali? Certo che sì, esattamente nel centro della frazione Filetta è ubicata la Locanda dei Feudi 2.0 di Francesco Capece. Il locale non è molto grande, gli interni sono semplici e senza fronzoli mentre il menù è un ricco belvedere di fritti, pizze e birre. L’utilizzo di eccellenti materie prime slow food e della farina Petra trasformano il semplice saggio della pizza in un vero e proprio viaggio gastro-orgasmico tra i sapori con tanto di atterraggio leggero garantito dall’impasto ultra digeribile.




E’ ormai tarda sera, una scrosciata d’acqua temporalesca è imminente; non resta altro che ritirarsi alla base nel migliore dei modi per pianificare la nuova tappa ai piedi dei magnifici Monti Picentini: Giffoni Sei Casali.
