Nei borghi irpini più belli d’Italia #1.

Nei borghi irpini più belli d’Italia #1.

7 Dicembre 2019 Off di Dario Tomasiello

I lettori più fedeli ormai sanno che la Storia è uno degli elementi principali a comporre i miei viaggi. La conoscenza del passato e la ricostruzione anche solo parziale delle vicende che hanno segnato il luogo da visitare aiutano ad immergersi nell’esperienza della trasferta.

I paesi e le città della regione Campania possiedono qualità notevoli da mostrare e raccontare ma i cosiddetti borghi dispongono di una marcia in più: la distribuzione raggruppata del centro abitato, l’ubicazione spesso in cima ad un cocuzzolo e l’immancabile castello o l’antico monastero ben amalgamati con il paesaggio circostante rendono l’intera visione un viaggio indietro nel tempo.

Ciò non significa che le comunità modernizzate dotate di centro storico siano meno interessanti ma hanno un’estetica e un fascino non al livello di borghi medievali come Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi, veri gioielli immersi nella vasta provincia di Avellino.

Irpinia mon amour.

Il peregrinare attraverso l’antica Irpinia continua allontanandoci dal capoluogo, dirigendoci verso colline e vallate al confine con Puglia e Basilicata. In quei territori apparentemente lontani e ad altezze leggermente più elevate si erge Nusco, borgo medievale situato a olte 900 metri di altitudine.

L’arrivo a Nusco su Via Roma.

Nel I secolo a.C. esistevano già alcuni insediamenti formati dagli ex abitanti di Ferentinum Hirpinum purtroppo distrutta dai Romani. La vera e propria cittadina iniziò a formarsi intorno all’anno 1000, prima con l’arrivo dei Longobardi i quali realizzarono un castello consentendo alla popolazione frastagliata di aggregarsi intorno al maniero, poi con la nomina di Sant’Amato a vescovo di Nusco che, grazie alla sua intelligenza e benevolenza, incrementò le ricchezze trasformando la comunità in civitas. Tra i monumenti ordinati dal vescovo è da menzionare la Cattedrale di Sant’Amato, imponente costruzione in composito soggetta nel corso degli anni a vari rifacimenti stilistici esterni ed interni.

Lato nord della cattedrale con la torre dell’orologio.
L’interno a tre navate finemente decorato.
Un primo piano del lato sud dove si nota l’ epigrafe commemorativa dell’edificazione della facciata della Cattedrale e della rinuncia del Clero allo jus tumuli.

Dotata di possenti cinta murarie, Nusco era inespugnabile e ambita dalle famiglie dell’epoca feudale: tra queste nominiamo i Capece, i Balbano, i Tuilla e i potenti D’Aquino e Caracciolo. A parte le solite schermaglie tra feudi, i momenti peggiori per Nusco furono bel altri: terremoti e pestilenze nell’arco del ‘600 falciarono ben due terzi della popolazione. Purtroppo i governanti successivi non furono in grado di riportare la cittadina ai fasti di un tempo finché monumenti e terreni non furono ceduti al Comune.

Oggi, nonostante i terremoti (soprattutto quello tremendamente noto del 1980), il paese ha ancora conservato buona parte del suo aspetto antico e bellissimo da vivere passeggiando tra i vicoli acciottolati. Inoltre, data la notevole altitudine del luogo, si possono ammirare spettacolari panorami dal belvedere oppure passeggiando ad anello attorno al borgo.

La via principale del borgo, Corso Umberto I.
Veduta spettacolare dalla terrazza panoramica.
Vicolo caratteristico nel centro di Nusco.
Un altro punto panoramico: girando ad anello per il paese è possibile affacciarsi sui Monti del Partenio e sui più vicini Cervialto e Terminio.
Uno scorcio di quotidianità.

Prima di lasciare la graziosa Nusco per altri lidi, potrebbe essere saggia una capatina luculliana da Anima – La Nuova Osteria. Trattasi di un’osteria (scusate se sono ripetitivo) di nuova concezione che propone le tipicità locali imbandite in maniera originale. Oltrepassata l’area bar, la sala da pranzo appare minimale e ben curata nei dettagli, se proprio si vuol trovare il pelo nell’uovo non sarebbe dispiaciuto nella mise en place il piattino del pane dato il servizio e la qualità della cucina su livelli elevati. Il menù offre tanta scelta di marcata impronta irpina e comprende piatti tradizionali o innovativi con abbinamenti intriganti. Abbastanza variegata la scelta dei vini sia in bottiglia che alla mescita. Sotto, le immagini parlano abbastanza chiaro sulla qualità della ristorazione.

Cestino di pane fatto in casa con farine miste poco raffinate. A destra un caro amico: il buon Taurì Irpinia 2018 di Antonio Caggiano.
Baccalà in tempura con zucca e zenzero.
Tagliatelle al ragù di coniglio con funghi e finocchietto selvatico.
Petto d’anatra glassato al miele di castagno.
Crema di gianduia con castagne.

Nel caso si valuti tale tipo di ristorazione troppo gourmet, nel circondario sono presenti agriturismi che fanno della tradizione e della materia prima a km 0 i loro cavalli di battaglia, come ad esempio Nonna Rosina e Il Miglio.

Sazi e ben riscaldati dal tepore del cibo, si può procedere con l’itinerario previsto lasciando Nusco con un filo di dispiacere e raggiungendo l’Abbazia del Goleto: una cittadella monastica del 1100 voluta dal noto fondatore del santuario di Montevergine Guglielmo da Vercelli (ne parlo qui!), inizialmente costruita solo per monache di clausura e successivamente aperta anche ai monaci i quali agivano in uno spazio del tutto autonomo dal settore femminile. Sebbene siano evidenti i notevoli danni dovuti allo stato di abbandono dall’800 fino alla seconda metà del ‘900, è difficile non rimanere affascinati dallo stile architettonico tra il romanico e il gotico. Grazie agli sforzi della Comunità Jesus Caritas il processo di decadimento è stato arrestato così da rendere sicuri l’atrio dell’abbazia, la Chiesa del Vaccaro (il quale prende il nome dal noto architetto Antonio Vaccaro), la Torre Febronia (dedicata all’Abbadessa Febronia nel 1152, fondamentale nella cura del complesso), il chiostro e i casali dei contadini.

Il viale d’ingresso all’abbazia con i casali dei contadini.
La Chiesa del Vaccaro a sinistra e la Chiesa San Luca a destra.
Il chiostro e la Torre Febronia a sinistra.
L’affascinante scalinata con archi architettata da Antonio Vaccaro.
Il grande atrio inferiore, luogo di smistamento ai vari ambienti del monastero.

Poco distante da Goleto, a poco più di 800 metri di altitudine, è situata Sant’Angelo dei Lombardi, comune non compreso nella prestigiosa guida dei borghi più belli d’Italia ma comunque dotato di un certo fascino. In tempi antichissimi la zona del paese era occupata da piccoli insediamenti poco distanti dalle importanti città, sannitiche prima e romane poi, di Compsa (Conza della Campania) e di Aeclanum (Mirabella Eclano). L’abitato primitivo crebbe notevolmente con l’arrivo dei “soliti” Longobardi i quali edificarono una serie di fortilizi tra cui il castello degli Imperiale.

Il castello degli Imperiale.

La comunità acquisì notevole importanza quando nel XII secolo divenne sede vescovile ed ebbe una fiorente economia sotto il dominio Angioino. Varie furono le famiglie feudali a possedere la ricca cittadina: dai potenti Caracciolo per passare ai Carafa fino agli Imperiale. Tali cambi di dominio durarono fino alla fine dei feudi nel turbolento ‘800, periodo ben noto per l’esplosione dei moti carbonari che coinvolsero appasionatamente la popolazione locale.

Panorama dal belvedere del castello. A sinistra la chiesa di Sant’Antonino Martire.

Il terremoto del 1980 distrusse terribilmente il paese causando anche un elevato numero di vittime. Fortunatamente non tutto è andato perduto: alcune piazze, vicoli e monumenti importanti sono stati restaurati e, sebbene abbiano perso l’aspetto rurale tipico dei borghi medievali, è un piacere ammirarli girovagando tra i vicoli di nuova costruzione.

La chiesa di Sant’Antonino Martire con la torre campanaria.
Suggestivo cunicolo sotto la torre.
Alcune vie mostrano orgogliosamente tracce del paese antico. Qui è Corso Emanuele II con la chiesa di Sant’Antonino Martire in fondo.
Le abitazioni restaurate e/o ricostruite hanno mantenuto lo stile caratteristico del borgo rurale.

Le suggestioni della giornata finiscono qui, ma il percorso dedicato ai borghi dell’Alta Irpinia continua la prossima settimana: Monteverde, Taurasi, Zungoli, Savignano Irpino e ancora e ancora… difficile visitarli tutti nel periodo a ridosso delle festività natalizie ma la loro particolarità li rende pienamente godibili anche nelle altre stagioni dell’anno.

Alla prossima puntata!

Tipico paesaggio dell’Alta Irpinia nei pressi di Goleto.