
Viaggio nella Serenissima tra incanto e mistero #1.
Talvolta uscire e viaggiare molto lontano dai propri confini può presentare diverse difficoltà che aumentano dal punto di vista spirituale per i campanilisti oppure per chi teme la nostalgia di casa. Senza poi contare ostacoli pratici come la spesa economica e lo sforzo fisico utili ad affrontare il viaggio. Sono sacrifici, piccoli o grandi, da pianificare nel corso dell’anno che, spesso, spingono alla demotivazione relegando le persone ancora di più nei propri limiti. Ed è proprio il sentirsi limitati, “chiusi”, che dovrebbe spingere ad affrontare di tanto in tanto un percorso diverso, una deviazione, così da soddisfare la curiosità e il desiderio di scoperta e meraviglia insiti in noi stessi. Viaggiare è la migliore cura alla monotonia e alla noia, soprattutto se l’itinerario prevede mete lontane dalla propria porta di casa, in lidi culturalmente diversi che magari potrebbero lasciare inizialmente perplessi ma sufficientemente sorpresi se non estasiati da non voler più tornare indietro.
Il periodo di Febbraio è particolarmente associato al Carnevale, festa di tradizione cristiana in cui goliardia e mascheramento risvegliano l’immaginario e lo spirito fanciullesco. Ogni regione la celebra seguendo le proprie tradizioni: dalla battaglia delle arance del Carnevale di Ivrea, per passare ai carri spettacolari del Carnevale di Viareggio fino al romantico Carnevale di Venezia con le sue maschere eteree. Gli eventi appena nominati sono i più conosciuti in Italia ma ce ne sono tanti altri meno blasonati i quali vengono annualmente festeggiati secondo le usanze popolari.

Per quanto lo scopo della rubrica sia di esaltare storia e costumi della Campania, non si può fare a meno di uscire dalle confortevoli mura di casa per spingersi altrove alla scoperta di culture anche solo leggermente diverse dalle proprie. Tali differenze si notano nell’arte, nella storia, nelle usanze popolari e nella cucina essendo la tappa in questione una delle città più importanti d’Europa durante e dopo il X secolo: Venezia.
Scrivere la storia della Serenissima nei dettagli è un’impresa ardua che richiederebbe giorni e giorni di ricerche, quindi cercherò di essere il più breve possibile illustrando gli aspetti più interessanti che hanno reso Venezia patrimonio Unesco nonché una delle città più belle al mondo.




Il territorio lagunare, secondo alcuni reperti risalenti al lontano periodo paleoveneto, era abitato da piccoli insediamenti dediti alla caccia, alla pesca e al piccolo commercio marittimo del sale. Con la venuta dei Romani e l’apertura di vari porti, i traffici via mare vennero rafforzati e molte aree interne furono bonificate e trasformate in piccoli agglomerati urbani e luoghi di villeggiatura. La vita lungo la costa però non durò a lungo: le invasioni barbariche, seguite dall’arrivo degli Unni prima e dei Longobardi dopo, costrinsero gli abitanti a rifugiarsi sulle piccole isole lagunari ben protette dalle paludi circostanti.
Fu in questo periodo che l’ingegno degli abitanti venne alla luce ideando il sistema perfetto per costruire degli edifici sull’acqua. Vennero realizzati migliaia di lunghi pali aguzzi in legno la cui punta andava immersa negli acquitrini fino a sprofondare nello strato argilloso sottostante e, dopo averli disposti seguendo uno schema ben preciso e aver accertato il livello della marea, sopra di essi furono posti grossi blocchi di pietra d’Istria impermeabile all’acqua. Realizzata la base, si potè procedere con la costruzione degli edifici con colonne e mura perimetrali.
Fu un lavoro estremamente lungo che richiese tanta manodopera ed una certa precisione di esecuzione. Ed è proprio questa una delle caratteristiche peculiari di Venezia visibili quando si attraversa via treno o via auto il ponte collegato alla terraferma: davanti agli occhi appare una città fiabesca costruita sull’acqua dove la brezza marina e il lieve odore di salsedine sono onnipresenti.

Una volta appiedati non resta altro che scegliere l’itinerario da percorrere con assoluta lentezza, cioè al ritmo che la città impone per ovvie ragioni. Si può scegliere di raggiungere i luoghi più famosi attraversando ponti, calli e campielli a piedi, oppure raggiungere l’epicentro di cotanta bellezza (ovvero Piazza San Marco) usufruendo del vaporetto in direzione del Ponte di Rialto in modo da poter ammirare le ricche dimore su entrambi i versanti del Canal Grande. Qui sono disponibili le tratte dei battelli da Santa Lucia e altre informazioni!

Sul battello, stupisce notare il traffico intenso di imbarcazioni di varie dimensioni, ma ancor di più affascinano le fila di edifici storici dall’architettura rinascimentale, barocca, bizantina e gotica. Poi si rimane letteralmente a bocca aperta di fronte alla candida imponenza del Ponte di Rialto: originariamente un semplice ponte galleggiante di barche poi ricostruito in legno ed infine in pietra su idea di Antonio da Ponte con lo scopo di unire le sponde del Canal Grande per usufruire al meglio del famoso mercato di Rialto.




Approdati su Riva degli Schiavoni, ovvero il belvedere che collega Piazza San Marco con l’Arsenale, ci si può sperderere totalmente nei meandri della città passeggiando per le piccole e caratteristiche calli. Gli innumerevoli vicoli sono di tanto in tanto interrotti da suggestivi campielli dotati di pozzi medievali per l’approvigionamento di acqua piovana e da ponticelli dal fascino estremamente romantico. Insomma anche semplicemente camminando si respira storia e cultura popolare uniche al mondo.







Botteghe artigiane, alberghi in dimore storiche, bacari dove poter sorseggiare un cicchetto e, soprattutto, ristoranti sono ovunque. Un altro degli aspetti noti di Venezia è la cucina proposta seguendo le più antiche tradizioni oppure rivisitata da alcuni dei più grandi chef stellati. Naturalmente non mancano i ristoranti turistici per chi non ha pretese, ma in un contesto così particolare è preferibile vivere l’esperienza in maniera totalitaria con gran gioia del palato e dell’olfatto. Dunque via con le scorpacciate tradizionali e di qualità da Antica Carbonera a due passi da Rialto, Trattoria Vittoria vicina alla stazione Santa Lucia e Al Gatto Nero sull’isola di Burano, oppure con eleganza gustando piatti ricercati da Il Ridotto e Bistrot De Venise, entrambi a pochi passi da Piazza San Marco, e Ostaria Da Rioba per chi vuole rilassarsi subito dopo esser sceso dal treno.
I locali consigliati sopra sono solo una piccolissima parte della ristorazione di qualità che si ha occasione di provare, quindi il suggerimento migliore è di affidarsi a rubriche specializzate nella ricerca più approfondita di osterie e ristoranti di buon livello.
Tuttavia non posso mancare di descrivere l’esperienza personale avuta all’Antica Carbonera, trattoria storica arredata con gran cura utilizzando gli antichi interni dello yacht Miramar appartenuto a Francesco Giuseppe II e alla principessa Sissi. Si prova una bella sensazione ad entrare e sedersi al tavolo dalla mise en place essenziale (ma ben disposta) protetti dal separè, c’è tutta l’atmosfera tipica da hostaria d’altri tempi. Il menù è per lo più tradizionale con qualche uscita ricercata e varia tra pasta, carne e pesce fresco; la carta dei vini è ampia e intrigante con etichette provenienti da tutta Italia.




Dopo aver girovagato per un bel po’ di tempo senza una precisa destinazione, viene spontaneo fiondarsi su una delle piazze più belle al mondo, ovvero l’epicentro dell’antico potere veneziano: Piazza San Marco. Non solo ricchezza politica ma anche artistica brilla nella piazza: un florilegio di stili e architetture provenienti da varie epoche e culture ammaliano lo spettatore circondato dagli edifici più iconici di Venezia. Dalla “piazzetta” San Marco si ergono fiere due colonne orientali, rappresentanti San Marco e San Tòdaro, che fungono da accesso monumentale alla piazza grande.

A destra si mostrano orgogliosi i portici eleganti del Palazzo Ducale, sede del doge e delle magistrature veneziane fondato nell’812 che esalta la bellezza dell’architettura gotica veneziana e bizantina. L’ingresso all’edificio, denominato Porta della Carta, lascia senza fiato per le sue statue rappresentanti le Virtù Cardinali realizzate da Antonio Bregio e Giorgio da Sebenico e per l’incredibile mole di dettagli in gotico fiorito scolpite da Bartolomeo e Giovanni Bono nel corso del 1400. Il palazzo, oltre ad essere sede del doge, fungeva anche da prigione che, giudicata troppo piccola, venne spostata nell’edificio dall’altra parte del canale e al quale si accedeva unicamente tramite il Ponte dei Sospiri: un ponte chiuso estremamente sicuro che non lasciava via di scampo ai prigionieri ma dall’estetica molto romantica grazie al candore della pietra d’Istria lavorata in stile barocco che ben si amalgama con lo scenario circostante.





A sinistra della piazzetta si presenta la Biblioteca Nazionale Marciana, una delle più importanti biblioteche italiane suggerita da Francesco Petrarca prima del 1400 e poi realizzata nel corso del 1500 con sculture e decorazioni di stampo rinascimentale firmate da Jacopo Sansovino.


Pochi passi costeggiando i portici e ci si trova nell’incanto, Piazza San Marco, quel luogo che perfino Napoleone Bonaparte ebbe qualcosa da dire: “Piazza San Marco è la sala da ballo più bella d’Europa e non c’è che il cielo blu degno di farle da soffitto.”
Molti concorderanno con queste parole considerata la bellezza dovuta in primis dalla Basilica di San Marco, un edificio imponente progettato sulla base di una croce greca e ricostruito per ben due volte (la basilica originale risale all’828, quella odierna al 1063) rappresentante della potenza di Venezia dopo la quarta crociata in oriente. La conquista di Costantinopoli nel 1204 regalò ai signori della città una gran quantità di materiali esotici da poter sfruttare per decorare sontuosamente la basilica: marmi policromi, verdi, bianchi, neri e con venature fino al pregiato porfido rosso; tutto venne utilizzato per realizzare mosaici, colonne e ambienti dai contrasti spettacolari.
Dunque tanto oriente ma anche molto gotico ben visibile dalle guglie in cima alla basilica e da altri particolari, uniti a statue marmoree, che spiccano come una sorta di bianca corona. La cura maniacale per il dettaglio la si nota persino nelle porte e nei presbiteri in bronzo realizzati dal maestro Jacopo Sansovino dove tutte le figure riccamente illustrate hanno un significato ben preciso.




A pochi passi dalla basilica qualcosa crea un’ombra inquietante e lunghissima: è il simbolo di Venezia, il Campanile di San Marco, progettato nel lontano IX secolo con funzioni anche di torre di avvistamento e di faro grazie ai suoi quasi 100 metri di altezza. L’edificio è stato più volte vittima di eventi tumultuosi come il terremoto del 1511 e di tremendi temporali al punto da essere classificato come parafulmine naturale. Ma senza dubbio l’episodio peggiore fu il crollo totale nel 1902 a causa di un cedimento e di qualche mancato controllo di manutenzione, tuttavia i lavori di ricostruzione furono impeccabili ed oggi il campanile è comodamente visitabile anche tramite un ascensore che consente ai turisti di raggiungere la cima ed ammirare il panorama mozzafiato.

Ma come si arrivò a tale prosperità da quando la città era un semplice insediamento di fuggiaschi “poggiato” sull’acqua?
Nel VI secolo, il generale Belisario, conquistò Venezia e, con la protezione dell’Impero Bizantino, la città divenne ducato sottostante l’Esarca di Ravenna. L’indebolimento di quest’ultimo diede la spinta necessaria alle ricche famiglie di Venezia nel nominare il primo Doge, Paoluccio Anafesto, ovvero un governatore atto a gestire la città in totale indipendenza che, grazie ai rapporti fruttuosi con Bisanzio, ebbe un’economia crescente in maniera esponenziale durante tutto il Medioevo. Gli scambi commerciali con Costantinopoli, l’Oriente Bizantino, la vicina Francia ma anche l’Africa portarono la potenza di Venezia a livelli tanto elevati da essere annoverata tra le Repubbliche Marinare. La ricchezza abbondante dell’epoca non poteva essere mantenuta da un solo uomo (il Doge) quindi le famiglie più influenti decisero di costituire la Repubblica di Venezia, una città-stato composta da organi esecutivi (Gran Consiglio, Senato, Consiglio dei Dieci e Collegio) per certi versi dotati di poteri maggiori del Doge.
Nel XV secolo, con il continuo espandersi dei domini veneziani verso il sud Italia ma anche lungo l’opposta costa adriatica fino a Cipro e con l’allargamento dei commerci marittimi nel Mediterraneo e nell’Atlantico fin a raggiungere la Gran Bretagna, la città raggiunse il suo massimo splendore.

E’ incredibile immaginare quante persone potevano essere presenti in Piazza San Marco durante il periodo dorato della città: commercianti, studiosi, artisti e semplici viaggiatori da qualsiasi parte del mondo che andavano e venivano atrraversando la piazza circondata dalle Procuratie, edifici imponenti costruiti (e ricostruiti) nel corso degli anni per ospitare altissimi magistrati e regnanti di varie epoche. Disposti su tre ali, si distinguono in Procuratie Vecchie a nord comprendenti anche la bella Torre dell’Orologio, Procuratie Nuove a sud dov’è ubicato lo storico e affascinante Caffè Florian del 1720, e l’Ala Napoleonica a ovest destinata come sede del Museo Correr.





Il girovagare per il sestiere (cioè “quartiere”) San Marco richiede tempo data la mole incredibile di monumenti da visitare e in un attimo ci si ritrova ad orario di cena.
Tra i numerosi locali a pochi passi dalla piazza la scelta è ricaduta sul Bistrot De Venise, ristorante stellato dotato anche di bar per aperitivi di lusso e camere qualora si desiderasse un soggiorno romantico a Venezia. L’arredo è ricercato e tipicamente veneziano con tanti dettagli eleganti senza sforare nell’opulenza, il menù di terra e mare è una meraviglia di piatti reinterpretati prendendo spunto da antiche ricette tradizionali, la carta dei vini è semplicemente sontuosa. Nel complesso l’esperienza gastronomica è un viaggio a ritroso nel passato coccolati dal personale molto attento e non troppo “ingessato” che sa mettere i clienti a proprio agio.






Dopo un pasto luculliano la giornata si potrebbe definire conclusa ma si rischierebbe di perdere uno spettacolo unico al mondo: Venezia notturna, svuotata da turisti giornalieri e da rumorismi inutili, si addormenta adagiandosi sull’acqua come una ninfa mentre noi spettatori assistiamo alla bellezza immortale accompagnati da un profondo senso di quiete. Un’esperienza mistica da non perdere.
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