
Benevento: gioiello del Sannio.
Dopo un Natale decisamente fuori dai canoni, qualche barlume di speranza comincia a fiorire nonostante gli allarmismi e la Pasqua minacciata da un ennesimo lockdown. Sebbene il tempo scorre avido e incurante della situazione generale in cui l’uomo versa a causa del COVID, prima o poi il ritorno alla consuetudine avverrà. Cose che, prima della pandemia, si era abituati a notare ogni giorno le si rivedranno con occhi rincuorati, stanchi ma contenti che non tutto è andato perduto e che il tempo smarrito si potrà recuperare.
Purtroppo, per molti di noi, il lungo periodo di “letargo” ha assopito l’adrenalina e la curiosità rendendoci monotoni e disinteressati a certe sensazioni. Ma, una volta varcata la soglia di casa, servirà solo un piccolo sforzo di volontà per rivivere gli ambienti più emozionali del nostro territorio. Il percorso di arricchimento culturale che, per cause di forza maggiore, ha subito un brusco arresto potrebbe continuare nei giorni a venire senza grosse pretese danarose.
Nella beneamata Campania, per coloro che sono spinti dall’istinto fanciullesco d’amore per la neve, esiste una grande varietà di luoghi in altura particolarmente suggestivi. La bellezza dei borghi caratteristici nelle antiche terre dell’Irpinia e del Sannio aggiunta alla ricchezza storica di città come Avellino e Benevento sono il biglietto da visita ideale per ricominciare a viaggiare.
Personalmente, andando ad esclusione dei luoghi visitati, ho optato per la favolosa Beneventum.

All’interno di una conca circondata da colline, tra i fiumi Calore e Sabato, Benevento racconta attraverso incredibili testimonianze romane un passato glorioso quando il municipium era tra i più floridi e attivi della Campania dal I secolo a.C. al IV secolo d.C.. Le frequenti guerre puniche e sannitiche confermano quanto la città fosse strategicamente importante grazie alla sua posizione tra la via Appia e la via Traiana. Tale collegamento con altri centri romani favorì l’economia e arricchì Beneventum (nome assunto dopo Maleventum, considerato di cattivo augurio) di monumenti unici al mondo come l’arcinoto Arco di Traiano.


L’arco riccamente decorato e in perfetto stato di conservazione fu realizzato per celebrare Traiano, uno dei migliori imperatori romani a governare dal 98 al 117 d.C., il quale ordinò l’apertura di una variante alla via Appia che accorciava il cammino tra Benevento e Brindisi.
Con il benessere in crescita venne progettato anche il notevole Teatro Romano il quale è tutt’oggi in condizioni più che dignitose per mostrare l’architettura tipica dell’epoca. Purtroppo la coesione della struttura è sparita così come molti affreschi, insieme ad altri decori, sono andati perduti nel corso degli anni a causa di guerre e terremoti.


Nella stessa area del teatro, ovvero nella parte meridionale della città, esisteva il Foro, piazza in cui si concentravano gli edifici pubblici della città ed alla quale si accedeva tramite il possente Arco del Sacramento.

Delle costruzioni del Foro non rimane molto, ma visitare tutto il complesso collegato all’arco e al teatro fa capire quanto Beneventum fosse grande e movimentata durante l’epoca romana.
La storia insegna, quasi come una sorta di karma, che i periodi particolarmente fiorenti sono, talvolta, seguiti da altri di profonda crisi: il declino dell’Impero Romano e il terribile terremoto del 369 d.C. segnarono negativamente la città che fu, negli anni successivi, bersaglio facile per le invasioni barbariche di Vandali e Visigoti.
Solo con l’arrivo dei Longobardi nel 571 la città sembrò finalmente rifiorire: grazie alle ambizioni costruttive dei conquistatori, Benevento divenne un ducato ricco e riconosciuto per importanti luoghi di culto come il Complesso Monumentale di Santa Sofia e il Duomo.



Il complesso religioso comprendente il campanile, la chiesa e il monastero con il magnifico chiostro sono stati considerati patrimonio dell’umanità essendo testimonianze fondamentali dal punto di vista architettonico, scultoreo e pittorico dell’arte longobarda. E non è tutto: all’interno del monastero risiede il Museo del Sannio che raccoglie numerosi reperti archeologici e medievali (sculture, accessori, monete, armi) oltre a documenti risalenti al Risorgimento beneventano (esposti alla Rocca dei Rettori) e svariate opere d’arte custodite nella pinacoteca (sculture e dipinti dal Rinascimento fino ai primi del ‘900).




In fondo al Corso Garibaldi, il Duomo si presenta possente con il grande campanile e la lunga struttura centrale che costituisce le tre navate dell’aula. A causa dei frequenti terremoti e dei bombardamenti durante la II Guerra Mondiale, sia gli interni che gli esterni si presentano severi e privi di fronzoli dopo i molti (e pesanti) restauri fatta eccezione per la facciata tipicamente romanica con un bellissimo portale d’accesso in bronzo.


Tra le costruzioni di origine longobarda figura anche il castello meglio conosciuto come Rocca dei Rettori la quale ha subito, nel corso degli anni, diversi interventi strutturali ed estetici atti ad ampliare l’edificio per ulteriori utilizzi oltre che prettamente militari.




Dopo l’era longobarda, la città fu in mano ai Normanni per qualche anno prima di finire sotto la Chiesa durante le lotte tra Angioini e Aragonesi. I rettori papali governarono per lungo tempo senza portare particolari benefici poiché dovettero affrontare grandi calamità quali pestilenze, carestie e terremoti nel corso del ‘600 e inizio ‘700.
Il volto di Benevento cambiò ancora con l’arrivo di Napoleone da una parte e l’occupazione borbona dall’altra. Ferdinando IV di Borbone fece leva sui sentimenti religiosi dei beneventani che mal vedevano le ambizioni del Direttorio, in tal modo riuscì ad impossessarsi della città seppur per un periodo molto breve: i francesi macinavano chilometri occupando buona parte dell’Italia mentre l’esercito napoletano scappava disordinatamente. In men che non si dica Napoleone entrò a Benevento senza alcuna resistenza per organizzare il Principato omonimo con a capo Charles Maurice de Talleyrand.
Il Principato di Benevento durò fino al 1814 con l’arrivo di forti venti di cambiamento: il ritorno della città in mano alla Chiesa durante la Restaurazione e, nel 1860, con la guerra dei garibaldini, l’annessione al nascente Regno d’Italia diventando capoluogo di provincia.

E’ da questo nuovo punto della storia che la città riprese vita grazie al commercio prospero in svariati settori, specialmente quello dedito alla produzione di dolci e liquori come il famosissimo Strega. La ripresa fu così esponenziale che neppure le tremende conseguenze della II Guerra Mondiale (interi quartieri rasi al suolo e ben duemila morti) fermarono in modo critico la crescita e l’espansione dell’agglomerato urbano.




Tutt’oggi si spera che, la storia e la cultura imprescindibili di Benevento, continuino a mantenere vivo l’interesse del pubblico anche durante i tempi preoccupanti del COVID. Purtroppo, nel momento in cui scrivo, giunge l’ennesima conferma del passaggio in zona rossa della regione Campania, imponendo il divieto di spostamento tra comuni e la chiusura delle attività di ristorazione.
Nonostante ciò non posso non dilungarmi sull’esperienza golosa vissuta in tempi più “tranquilli”: a pochi passi dal magnifico Arco di Traiano si trova l’Alimenta Bistrot, grazioso locale idea del Consorzio Sale della Terra e della Caritas Diocesana di Benevento dediti a servizi d’accoglienza e alla valorizzazione del territorio.
In un ambiente piccolo (con tavoli sufficientemente distanziati), privo di fronzoli ma vivace e curato si gusta il meglio della materia prima autoctona in piatti di stampo tradizionale con un pizzico di orginalità ben dosata; tanto basta da spingere gli avventori ad affrontare le insidie della pandemia per un momento di relax con del buon cibo. Le restrizioni e l’incertezza sul futuro hanno costretto il bistrot a creare un menù semplificato il quale propone diversi “business lunch” per tutti i palati tra pasta, verdura, carne e pesce: un modo semplice ma gustoso di vivere un’esperienza gastronomica specialmente se ben accompagnata da un calice di vino.



Gran qualità riscontrabile anche presso Bubalì, location informale e curatissima nei dettagli che offre dalla prima colazione per passare al pranzo fino all’aperitivo, e Il Cinghiale, trattoria rustica che affonda nelle radici della cucina tradizionale. Tuttavia, dato l’attuale periodo caotico, vale la pena chiedere conferma ai locali appena menzionati sui giorni di chiusura e apertura quando il ritorno della regione in zona gialla sarà dato per certo.
Al tramonto la temperatura cala drasticamente, le ombre diventano sempre più grandi fino ad oscurare le strade, l’atmosfera è tale da suggerire una fermata improvvisata ad una caffetteria in cerca di calore e buon umore. Purtroppo, attualmente, tali piaceri non sono possibili alle ore tarde; il velo di malinconia viene però sollevato da alcune visioni particolarmente coinvolgenti: la storia di Benevento illuminata dalle luci notturne scalda il cuore e allontana i cattivi pensieri consentendo un placido ritorno a casa come se nulla fosse accaduto.



