
Piccola grande Isola di Capri #1
Nuotare nel mare blu scintillante, passeggiare all’ombra di una scogliera con il vento tra i capelli, avvertire il formicolio della sabbia sotto i piedi: tutte caratteristiche attendibili dall’estate, la Stagione esplosa improvvisamente in questi giorni. Anche se, talvolta, la foschia dell’umidità è tale da coprire i panorami più belli rendendoli “spenti” e il caldo è così soffocante da chiuderci in casa con il climatizzatore a 20 gradi, l’atmosfera vacanziera grida a gran voce di uscire e raggiungere i luoghi più solari e rilassanti del momento.
Come raccontato in precedenza su questo blog, la Campania è una regione che offre tantissimo agli amanti delle vacanze balneari: dalla costiera cilentana passando per quella sorrentina fino a Marechiaro si aprono numerose spiagge che si differiscono tra loro dal punto di vista paesaggistico le quali sono anche ben collegate con l’entroterra del Cilento, dell’Agro Nocerino e di Napoli per eventuali attività collaterali.

Capiterà che, scrutando l’orizzonte mentre si sorseggia un fresco spritz in riva al mare, salteranno agli occhi dei lembi di terra e roccia spuntare dall’acqua, lontani ma vicini abbastanza da richiamare tutta la nostra attenzione. Sono le isole più grandi del Golfo di Napoli: Capri, Ischia e Procida rinomate e desiderate da tutto il mondo.
Il primo obiettivo è Capri, isola di dimensioni esigue ma stracolma di suggestioni e cultura oltre che la più facilmente raggiungibile da Salerno. Servono poco meno di due ore, tramite un comodo aliscafo, con l’opportunità di ammirare l’intera costiera amalfitana e i suoi colori che vanno dal bianco dei borghi marinari fino al verde dei terrazzamenti colmi di vigneti e agrumeti.

Si comprende che il viaggio sta per terminare quando si supera Punta Campanella, riserva naturale che divide la costera sorrentina da quella amalfitana, e al di là della prua appare sempre più vicina l’isola con i suoi scenografici Faraglioni.

Di colpo il mare diventa sempre più blu, segno della profondità delle acque circostanti, e in pochi minuti si entra nel porto di Marina Grande. Scesi a terra, si nota immediatamente la massiccia presenza turistica: un gran via vai di visitatori dai mille accenti alla ricerca di capi d’abbigliamento della moda caprese mentre altri preferiscono rinfrescarsi con una granita al limone in attesa di piccoli bus diretti ai borghi di Capri ed Anacapri. Guardandosi attorno si scorgono due colli consistenti nel Monte Tiberio e Monte Solaro i quali mostrano la nuda natura calcarea dell’isola che in tempi antichissimi era unita alla penisola sorrentina.

La frazione, oltre ad essere il principale snodo di trasporti pubblici, è ricca di spiagge e stabilimenti balneari come i Bagni di Tiberio dove è possibile nuotare nell’acqua cristallina vicino alle suggestive rovine della villa romana di Augusto. I visitatori votati al trekking possono entrare subito in azione percorrendo la Scala Fenicia, costruita in origine dai Greci e poi rimaneggiata dai Romani, che in “soli” 921 gradini sale ad Anacapri tra splendidi panorami.

La prima colonizzazione avvenne nel lontano VIII secolo a.C. quando i Greci esploravano in lungo e in largo il Golfo di Napoli per iniziare nuove vite puntando su Cuma, Ischia ed infine Capri. Data la conformazione territoriale dell’atollo, decisero di costruire due comunità di cui una a monte e l’altra più vicina al mare (anche se alcuni studiosi sostengono ci fossero ben due cittadine vicine che si fusero in una sola vicina alla costa) collegate tramite la ripida Scala Fenicia.
Entrando nella leggenda, alcuni sostengono che potrebbe essere stato Ulisse, eroe dell’Odissea, il primo greco a scoprire l’isola data l’accurata descrizione geografica di Omero riguardante un luogo magnifico perché ricco di distese verdi e fiorite ma, tuttavia, pericoloso date le aguzze scogliere a precipizio e la presenza delle Sirene, letali creature metà uccello e metà donna che adescavano i marinai con suadenti canti.

Con l’avvento dell’Impero Romano non furono i canti delle Sirene a stuzzicare Cesare Ottaviano mentre tornava da un viaggio in Oriente, bensì le bellezze naturali e la quiete del luogo le quali convinsero il futuro Augusto a trattare con Napoli per uno scambio: cedere la più fertile isola d’Ischia sotto il dominio romano in cambio di Capri nel 29 a.C.
Così ebbe inizio l’età imperiale dell’isola diventando il soggiorno prediletto dell’imperatore che battezzò come Apragopolis: “città del dolce far niente”. Tale nomea esprimeva chiaramente l’atmosfera di Capri, tanto che divenne centro della vita mediterranea di Roma coinvolgendo anche il successivo sovrano Tiberio e altri facoltosi patrizi. Grazie ai due imperatori, l’isola si arricchì di ville sfarzose, parchi con strepitosi affacci panoramici e opere pubbliche come cisterne per l’approvigionamento idrico. Tra gli edifici di lusso, oltre alla residenza a Marina Grande, va menzionata Villa Jovis sul Monte Tiberio: un complesso maestoso che ricopre ben 7000 metri quadrati di terreno in posizione strategica oltre che incredibilmente panoramica.

Alla caduta dell’Impero Romano, gli abitanti continuarono a vivere principalmente di pesca e agricoltura senza un regnante per lungo tempo. Nell’866, per ordine dell’imperatore Ludovico II, l’isola divenne parte del dominio di Amalfi il quale, nonostante il potere esercitante sui mari, non riuscì a garantire un adeguato supporto contro le scorrerie saracene lasciando spesso gli isolani in balia dei saccheggi più sfrenati.
Parziale miglioramento sociale si ebbe durante il periodo Angioino grazie al primo signore di Capri, Giacomo Arcucci ovvero Gran Camerlengo della regina Giovanna I, il quale fondò la Certosa di San Giacomo nel 1371. Essendo l’isola già sede vescovile dal 987, il grande complesso religioso aumentò la notorietà ecclesiastica richiamando l’attenzione di diversi papi i quali privilegiarono i monaci certosini non senza scatenare qualche polemica all’interno della Chiesa. Con l’aumento dell’influenza crebbe anche il centro l’abitato costruito intorno alla Certosa (pur se con alcuni problemi di carattere politico) da coloro che fuggirono dalle coste per scampare ai pirati.






Le scorrerie piratesche terminarono quando la Francia di Napoleone conquistò gli stati barbareschi stabilendo i suoi domini anche su Capri. Naturalmente gli inglesi, nemici dei francesi da generazioni, vollero contrastare l’esercito napoleonico sull’isola costruendo quante più fortificazioni possibili danneggiando, malauguratamente, alcune prestigiose rovine romane. L’armata inglese venne sconfitta da Gioacchino Murat nel 1808, definendo il dominio napoleonico sull’isola fino alla caduta dell’impero.
Nel frattempo moltissime antichità vennero “requisite” dai francesi così come, successivamente nel 1815, dai Borboni della restaurazione che ben videro i reperti più preziosi esposti all’interno della Reggia di Caserta. Il lato positivo dell’accaduto fu che, per l’espropiazione di tesori, furono necessari scavi molti dei quali si rivelarono d’impatto dal punto di vista storico.
Proprio durante un periodo politicamente tumultuoso Capri iniziò ad essere scoperta dai turisti: viaggiatori curiosi, storici, intellettuali, artisti, tutti rimasero affascinati dalle bellezze del luogo a tal punto da far spargere la voce e risvegliare l’isola dal letargo dando inizio all’era del turismo di massa.


Con la decadenza dell’agricoltura e di altre attività, Capri avviò un nuovo sviluppo economico incentrato sull’accoglienza che ebbe il suo epicentro nella nota “Piazzetta” Umberto I. A poca distanza dalla fermata dei minibus e a destra del belvedere, si apre la piazza tanto adorata dalla dolce vita caprese circondata dalla barocca Chiesa di Santo Stefano, la sua Torre dell’Orologio e numerosi ombrelloni con tavolini di rinomati (e non) locali della scena più mondana.



Dalla piazza si diramano innumerevoli stretti vicoli in cui si mescolano botteghe artigiane e ristoranti di lusso. Una di queste traverse ha donato l’etichetta di esclusività a Capri, ovvero Via Camerelle dove sorgono eleganti vetrine di grandi firme della moda e alberghi sontuosi come il prestigioso Grand Hotel Quisisana.




Tra i tanti punti di forza dell’isola vi è anche la grandezza dell’atollo stesso, abbastanza contenuta (ma non troppo) da suggerire lo spostamento lentopede per raggiungere i parchi e i punti panoramici disseminati lungo le coste. Tra questi risaltano i magnifici Giardini di Augusto, costruiti nel XX secolo per volere dell’industriale tedesco Friedrich Alfred Krupp, dove è possibile ammirare le tante specie floreali di Capri olte ai maestosi panorami sui Faraglioni e in corrispondenza del Monte Solaro. Piccola nota amara sulla caratteristica Via Krupp, stradina che collega il centro storico alla baia di Marina Piccola, ancora una volta chiusa per manutenzione sul percorso non esente da caduta massi.



Altri scorci mozzafiato si possono apprezzare raggiungendo a piedi il belvedere di Tragara: servono circa 20 minuti da via Camerelle passeggiando per un silenzioso viale alberato fino ad arrivare quasi a toccare con mano i Faraglioni.




Gli amanti delle scarpinate che non temono le salite possono raggiungere la piazzetta delle Noci attraversando le vie Sopramonte e Matermania partendo dalla “piazzetta” per poi imboccare il vicolo/sentiero di Dentecala. In mezz’ora si raggiunge uno spiazzo panoramico con incredibili colpi d’occhio: si notano il Monte Tiberio, l’arco naturale ben mimetizzato e persino Punta Campanella.



Dopo tanto camminare, percorrendo strade invase dai profumi delle cucine con lo spirito ben saziato dalle bellezze circostanti, ci si chiede se non sia il caso di soddisfare anche la pancia. La scelta è tanta considerata la varietà di locali che va dai lussuosi ristoranti affacciati sul mare alle trattorie semi-nascoste in vicoli particolamente caratteristici. Esempi caldamente suggeriti per chi vuole vivere esperienze sensoriali uniche sono Le Monzù, stellatissimo ristorante con sala panoramica dell’albergo Punta Tragara, e Rendez-Vous, elegante locale congegnato per sofisticate cene nella cornice senza tempo del Grand Hotel Quisisana. Tuttavia la cucina caprese può essere anche senza fronzoli e genuina, schietta e diretta verso coloro che badano solo al gusto e agli amanti delle tradizioni; tale concetto lo si trova al ristorante Verginiello: a pochi metri dalla “piazzetta” ci si trova immersi in un ambiente familiare dove poter assaporare piatti tipici mediterranei e ottime pizze di scuola napoletana.
Il sottoscritto ha optato per una sosta Da Tonino dopo le incredibili emozioni vissute alla piazzetta delle Noci. Proprio a pochi passi dal punto panoramico si trova il ristorante consigliato dalla guida Michelin, non molto distante dal centro di Capri ma abbastanza da selezionare un tipo di clientela in cerca di quiete e tanta natura. Gli interni si presentano eleganti ma non sfarzosi così come le portate abbastanza ricercate ma senza eccessivi virtuosismi, insomma tutto è curato nei minimi dettagli donando l’impressione di sentirsi a casa grazie anche alla calda accoglienza del direttore di sala estremamente professionale nei modi e nella scelta del miglior vino da abbinamento (scelta non facile data la carta piuttosto ampia, caduta poi su Cantine dell’Angelo Coda di Volpe DOC).




La calura pomeridiana spingerebbe ad un bel tuffo in acqua, tuttavia la digestione in atto non consente tale piacere. Dunque, onde evitare spiacevoli inconvenienti di salute, c’è sempre l’opportunità di un ulteriore sguardo verso il mare blu, all’ombra della macchia mediteranea, immaginando com’erano i tempi più oziosi e festaioli dell’isola ai tempi della Dolce Vita e, soprattutto, dell’Impero Romano.
Se ne saprà ancora di più andando a scoprire la più riservata ma non meno affascinante Anacapri.
