
Piccola grande isola di Capri #2
Di fianco al letto il balcone è aperto, la piacevole brezza marina irrompe delicatamente nella stanza fungendo da sveglia mattutina e gli occhi si aprono pian piano ben allietati dalla vista del mare blu. E’ l’inizio di una nuova giornata in uno dei tanti luoghi paradisiaci della Campania: l’isola di Capri.

Dopo aver contemplato la bellezza storica e paesaggistica del comune di Capri, con qualche momento rilassante e glamour in uno dei tanti caffè della “piazzetta” (per chi avesse perso il precedente articolo, corra a leggere qui!), non si può non aggiungere nel proprio bagaglio di esperienze anche la magnifica Anacapri.
Il borgo, come già raccontato, fu fondato dagli antichi Greci e collegato al porto dove oggi risiede Marina Grande tramite la ripida e scenografica Scala Fenicia. Nonostante la reputazione di luogo dedicato al riposo, all’ispirazione e, più generalmente, all’ozio, Anacapri risultava per alcuni un po’ troppo isolata e lontana dal centro dei grandi commerci marittimi. Sebbene sull’isola si viveva anche di agricoltura, la posizione geografica del borgo gravò sulla crescita economica e urbanistica mentre la diretta “rivale” Capri fu ben sorretta dal funzionamento del porto e dal prestigio della Certosa di San Giacomo.

Fortunatamente giunse il momento della rivalsa a cavallo tra l’ottocento e il novecento, periodo in cui il turismo divenne fondamentale per l’economia dell’isola fino ai nostri giorni. Grazie all’ubicazione più riservata, lontana dal caos dei viaggiatori stranieri e ad alture tali da consentire panorami ancora più spettacolari, Anacapri divenne meta ambita di artisti e intellettuali in cerca di assoluto riposo.
Ne è dimostrazione la magnifica Villa San Michele, dimora su più livelli costruita a fine ‘800 dalle rovine di un’antica cappella per volere del medico scrittore Axel Munthe il quale collezionò diversi reperti provenienti dall’isola e da altre parti del globo oggi in esposizione. Altro esempio è la Casa Rossa del colonnello John Clay MacKowen, singolare villa colore rosso pompeiano concepita mescolando vari stili architettonici che, oltre a contenere varie antichità possedute dall’eclettico propietario, custodisce una mostra d’arte dedicata a passati maestri della pittura.


Sbirciando tra angoli e scorci di particolare bellezza dove risalta il bianco degli edifici, ad un tratto fanno gran mostra di sé delle raffinate chiese barocche. Data l’importanza ecclesiastica dell’isola, non vi furono problemi a finanziare i lavori nel ‘600 delle chiese di Santa Sofia, sede parrocchiale di Anacapri situata nel centro più movimentato del borgo, e San Michele Arcangelo dove lascia a bocca aperta il pavimento con riggiole in maiolica realizzato dal maestro abruzzese Leonardo Chiaiese.






La storia e il fascino rurale del luogo sono carichi di suggestione, tuttavia l’aspetto paesaggistico è sempre il più preponderante e richiama l’attenzione sotto forma di scintillii provenienti dal mare il cui colore blu assume toni e luci mozzafiato nella famosa Grotta Azzurra. Il solo accedervi vale il costo del biglietto: distesi in una barchetta e ascoltando echi di canti napoletani, si viene portati piano piano all’interno di una piccola grotta dove l’impressione è di volare più che galleggiare.
Il versante occidentale dell’isola offre anche tanto escursionismo per gli amanti del trekking. Dalla rinomata Grotta Azzurra si può raggiungere il Faro di Punta Carena seguendo il sentiero dei Fortini, ovvero un percorso storico/naturalistico adeguatamente segnalato che attraversa tutte le torrette difensive della scogliera utilizzate dagli inglesi e dai francesi durante l’epoca napoleonica. Lo spettacolo dei fortini immersi nella macchia mediterranea con il mare sullo sfondo è particolarmente suggestivo, però è consigliabile goderselo nei momenti meno caldi della giornata considerata anche la durata di percorrenza di tutto l’itinerario (dalle tre alle cinque ore).
Qualora le difficoltà climatiche e motorie siano decisamente sopra la propria soglia di tolleranza, il Faro di Punta Carena può essere facilmente raggiunto tramite comodi minibus dal centro di Anacapri. In tal modo si avrà l’opportunità di sorseggiare un drink in una delle baie rocciose più amate dell’isola, complice l’acqua cristallina e il paesaggio che raggiunge livelli di alta magia durante il tramonto.





Di grande impatto scenografico è il Monte Solaro la cui cima a 589 metri permette panorami mozzafiato su Capri, sulla costiera amalfitana e sorrentina con tanto di Vesuvio in lontananza. Tanto piacere si può ottenere percorrendo il rispettivo sentiero, ripido anche se non particolarmente difficile, in circa un’ora e mezza di camminata oppure usufruendo della comoda seggiovia con partenza da Piazza Vittoria ad Anacapri.








Con il calar della sera i colori del borgo si fanno più tenui e rilassanti, a tratti accesi dalle vetrine dei negozi e dai neon dei ristoranti. In questi luoghi si conclude la giornata del turismo anacaprese in cerca dell’ultimo souvenir oppure in attesa dell’aperitivo pre-cena. I locali eleganti o alla mano non mancano, che siano negli angoli più nascosti del borgo oppure nei “boulevard” più alla moda, la loro cucina di mare saprà sorprendere con ricette tipiche e/o innovative.


Valido esempio è Capriccio, ristorante sito all’interno dell’Hotel Villa Blu, che accoglie gli avventori in un ambiente carico di colori soffusi a tema marino mentre la brigata di sala è intenta a soddisfare ogni esigenza senza particolari cerimonie. Di altissimo livello la cucina con materie prime eccellenti ben dosate per un menù votato alla ricerca senza particolari sofisticazioni. Carte dei vini di classe e in sintonia con piatti.


Si conclude così un viaggio, al chiaro di luna, ammirando un’ultima volta il mare ormai divorato dall’oscurità e ricordando una poesia che Pablo Neruda dedicò alla divina Capri:
Capri, regina di rocce,
nel tuo vestito
color giglio e amaranto
son vissuto per svolgere
dolore e gioia, la vigna
di grappoli abbaglianti
conquistati nel mondo,
il trepido tesoro
d’aroma e di capelli,
lampada zenitale, rosa espansa,
arnia del mio pianeta.
Vi sbarcai in inverno.
La veste di zaffiro
custodiva ai suoi piedi,
e nuda sorgeva in vapori
di cattedrale marina.
Una bellezza di pietra. In ogni
scheggia della sua pelle rinverdiva
la primavera pura
che celava un tesoro tra le crepe.
Un lampo rosso e giallo
sotto la luce tersa
giaceva sonnolento
aspettando
di scatenare la sua forza.
Sulla riva di uccelli immobili,
in mezzo al cielo,
un grido rauco, il vento
e la schiuma indicibile.
D’argento e pietra è la tua veste, appena
erompe il fiore azzurro a ricamare
il manto irsuto
col suo sangue celeste.
Solitaria Capri, vino
di chicchi d’argento,
calice d’inverno, pieno
di fermento invisibile,
alzai la tua fermezza,
la tua luce soave, le tue forme,
e il tuo alcol di stella
bevvi come se adagio
nascesse in me la vita.
Isola, dai tuoi muri
ho colto il piccolo fiore notturno
e lo serbo sul petto.
E dal mare, girando intorno a te,
ho fatto un anello d’acqua
che è rimasto sulle onde
a cingere le torri orgogliose
di pietra fiorita,
le cime spaccate
che ressero il mio amore
e serberanno con mani implacabili
l’impronta dei miei baci.
