La storia di Velia tra i paesaggi rurali del Cilento.

La storia di Velia tra i paesaggi rurali del Cilento.

25 Settembre 2021 Off di Dario Tomasiello

Le località di mare sono particolarmente gettonate per relax e svago sufficienti a ricaricarsi da un anno particolarmente impegnativo. Tuttavia i luoghi più affascinanti della costa campana sono sprecati solo per mare, sole ed aperitivi: una storia d’altri tempi si cela sotto le mura dei borghi marinari e le tradizioni più suggestive resistono alla prepotenza tecnologica. Il turismo colto è pur sempre un modo per ritornare all’equilibrio, per scoprire con calma il territorio che calpestiamo e quel che erano i nostri antenati.

Panorama dalle colline cilentane.

Il Cilento può regalare quanto appena dichiarato: dalle spiagge assolate di Ascea fino ai rilievi boscosi di San Mauro Cilento, tra panorami mozzafiato sul mare e suggestive rovine di origine greca, si respira un’atmosfera senza tempo. L’area cilentana più battuta dal turismo internazionale è quella di Capaccio Paestum dove sorgono i magnifici templi, senza dimenticare i graziosi borghi tanto dediti nella conservazione delle proprie tradizioni artigiane e culinarie come Giungano, Trentinara, Torchiara e tanti altri ancora.

Il maestoso tempio di Nettuno a Paestum.

Dopo l’esaustiva visita al Parco Archeologico di Paestum (andate qui per saperne di più!) non può mancare nel proprio bagaglio culturale l’affascinante Area Archeologica di Elea-Velia, sito in cui si può apprendere la nascita e la fine di una grande città fondamentale nella storia dei Focei nel Cilento.

Nella seconda metà del VI secolo a.C., i greci della Ionia in fuga dalla repressione persiana, fondarono sulla sommità e sui fianchi di un promontorio la città di Hyele, così chiamata prendendo ispirazione dal nome di una sorgente poco distante. Il centro ebbe l’opportunità di crescere in maniera tranquilla e florida durante il V secolo diventando noto con il nome di Elea grazie ai commerci marittimi e alla nascita della Scuola Eleatica, un’antica scuola presocratica di filosofia attiva fondata da Parmenide e portata avanti dall’allievo Zenone.

Le rovine di Elea. A prima vista sembra una piccola città ma si dice che, durante i tempi d’oro, fosse più grande di Paestum e Pompei.

Naturalmente non mancarono dei conflitti contro invasori quali i minacciosi Lucani che riuscirono ad occupare Poseidonia (l’antica Paestum), ma dall’altra parte i rapporti con Roma furono solidali e proficui. Cambiato il nome in Velia, la città divenne municipio romano nell’88 a.C. mantenendo però la lingua greca e il proprio conio. Tali condizioni furono rispettate dai romani per il benessere che si era creato tra le due civiltà: i greci si rivelarono utili costruttori di navi per affrontare le guerre puniche, inoltre diedero calorosa accoglienza alle prestigiose terme e alle rinomate scuole mediche e filosofiche. Fino al I secolo d.C., la qualità della vita, crebbe a tal punto che Velia divenne un luogo di villeggiatura molto amato dall’Impero arricchendosi di sontuose ville patrizie.

I resti di una villa romana chiamata Casa degli Affreschi (in parte in fase di restauro).
I quartieri Insulae A.I e A.II vicino alle terme.
Quel che resta di Porta Marina. E’ affascinante passeggiare su una via calpestata da un grande popolo antico.
La strada che costeggia le Terme Romane.

La prosperità purtroppo non fu eterna: la famosa via Popilia, che doveva collegare Roma con il sud della penisola, venne costruita distante da Velia portandola ad un graduale isolamento ed impoverimento. In più il territorio circostante, con il passare del tempo, fu sempre più soggetto al fenomeno di impaludamento al punto da costringere i cittadini a trasferirsi sulle alture dell’acropoli.

Con l’espandersi delle paludi, sopra l’acropoli, ebbe inizio una nuova vita.

In cima alla collina, dopo la fine dell’età Imperiale e con le prime conquiste normanne, si costruì a pochi passi dall’antico teatro una roccaforte con annessa Cappella Palatina. Nel XII secolo, l’insediamento diventato un piccolo villaggio, assunse il nome di Castellammare della Bruca in cui svettava una imponente torre d’avvistamento impiegata dagli Angioini nel 1282 durante la guerra dei Vespri Siciliani. Non ci sono altre particolari menzioni al riguardo essendo il borgo essenzialmente un fortilizio abitato da poche famiglie le quali, lentamente, abbandonarono il luogo fino allo scoppio, nel 1656, della peste nel sud Italia.

Il teatro greco, evoluto poi in teatro romano, è datato 400 a.C..
La scenografica Torre della Bruca.
All’interno la torre non è visitabile, ma all’esterno si può godere di un bel panorama.

Completamente avvolto dalle paludi e finito nel dimenticatoio, il borgo ebbe il giusto riconoscimento solo nell’800 inoltrato per opera dell’archeologo François Lenormant che comprese l’importanza storica e culturale dell’area dando inizio alla prima serie di scavi. Nonostante la lentezza dei lavori, nel corso degli anni sono riuscite molte scoperte tra le quali spicca quella di Mario Napoli avvenuta nel 1964, ovvero il ritrovamento della Porta Rosa sepolta misteriosamente sotto diversi metri di terreno.

Vista dalla gola, la porta così perfettamente conservata, regala particolari emozioni.

Forse a causa di una frana o di un interramento intenzionale, la porta che fungeva da viadotto per collegare le due sommità naturali dell’acropoli, è riuscita a conservarsi alla perfezione. Senza alcun tipo di restauro, oggi il più antico arco a tutto sesto d’Italia mostra nei dettagli il sapere architettonico dei Focei nel V secolo a.C..

La porta fungeva anche da divisorio tra i quartieri della città per scopi difensivi in caso di attacchi nemici.

Gli abitanti di Castellammare della Bruca, dato l’elevato pericolo di malaria a causa delle paludi circostanti, si trasferirono nelle zone più interne oppure in villaggi lungo la costa: uno di questi era il piccolo feudo di Ascea governato dai Sanseverino e poi dai Maresca dopo l’esito della Congiura dei Baroni. Oggi il piccolo comune gode di buona notorietà non solo grazie all’Area Archeologica di Elea/Velia ma anche per il riconoscimento di bandiera blu ottenuto come località di balneazione di alto livello.

Una spiaggia assolata di Ascea.
Il lungomare di Ascea dove trovano spazio lidi e ristoranti.

Acciaroli, Palinuro e Camerota sono usualmente tra le mete più gettonate dai bagnanti, ma anche Ascea Marina dispone di ampie spiagge affiancate da un lungomare colmo di lidi e ristoranti. Per un pranzetto in riva al mare, ben allietati dalla brezza, è degno di nota Lo Sciabecco, piccolo locale (si consiglia la prenotazione) che funge anche da lido. Cucina semplice ma sincera, tipicamente marina con piccoli slanci di personalità su alcuni piatti; scelta dei vini discreta e in prevalenza cilentani, servizio veloce e garbato quanto basta.

Spaghetti allo Sciabecco.
Tonno scottato in crosta di granella di pistacchi.

Trovandoci nel tempio della dieta mediterranea è lecito aspettarsi molte strutture ricettive lungo le coste del Cilento. Soprattutto a Pioppi, luogo cruciale degli studi sull’alimentazione locale condotti dal biologo americano Ancel Keys il quale giunse alla conclusione negli anni ’60 che effettivamente la dieta del territorio apporta importanti benefici alla salute. Conoscere tale cultura (per non meglio dire “assaggiare”…) è imprescindibile specie se si opta per una capatina A Casa di Delia, trattoria cilentana gestita dalla ex-governante di Ancel Keys per un’esperienza tra gusto e storia. Naturalmente la quiete e il fascino di tali borghi può stuzzicare clienti più “esigenti” alla ricerca di locali sofisticati come Suscettibile, elegante ristorante con possibilità di pernotto in camera a pochi passi dal Museo Vivente della Dieta Mediterranea, e Porto del Fico, ideale anche per un drink direttamente sul romantico belvedere di Pioppi.

Il belvedere di Pioppi è ricco di lidi, locali e villini in affitto.
Il Museo Vivente della Dieta Mediterranea si trova al Palazzo Vinciprova edificato durante il dominio Aragonese.

Il CIlento, oltre ad offrire tanta cultura, dispone di molti sentieri panoramici a contatto con la natura. Fra i tanti con partenza dal belvedere di Pioppi è particolarmente consigliato il Sentiero del Pozzo dell’Uva Nera: trattasi di un percorso da trekking abbastanza semplice che segue il torrente Mortella fino alla piccola cascata la quale, con il passare del tempo, ha creato una sorta di pozzo naturale contornato da edere.

Dunque i paesaggi spaziano dai romantici panorami in riva al mare al verde dei fitti boschi della macchia mediterranea per passare alle vedute mozzafiato in cima ad alture come il Monte della Stella. In quest’ultimo caso, gli appassionati dell’escursionsimo più impegnativo, avranno gran scelta di sentieri CAI a San Mauro Cilento, piccolo comune situato nella frescura degli oltre 500 metri di altitudine.

San Mauro Cilento è il tipico borgo medievale.
Il comune è situato alle pendici del Monte della Stella.

Fermarsi al borgo per guardarsi intorno è caldamente suggerito per la tranquillità e le suggestioni emanate dai vicoli e dagli edifici storici. Percorrendo le principali borgate che compongono San Mauro, ovvero Casal Sottano e Casal Soprano, si possono notare luoghi di culto risalenti al XII secolo (la chiesa di San Mauro Martire) e dimore nobili come il Palazzo Mazzarella nelle cui secolari cantine opera Genuini Cilento, ristorante e B&B che offre anche interessanti corsi di cucina tradizionale e percorsi gastroculturali in aziende locali (produzione del miele, dell’olio, del formaggio caprino).

La quiete senza la tempesta.
Come tutti i borghi cilentani anche San Mauro è attraversata da cunicoli rurali.
L’accesso a Casal Soprano.

Nonostante le conseguenze disastrose della guerra dei Vespri Siciliani, parte dell’abitato medievale è sopravvissuto ben contornato da strutture risalenti all’epoca feudale quando governavano i Sanseverino. Per quanto il comune non racconti vicende particolarmente fondamentali nella storia del territorio, l’atmosfera esprime il sapore dell’antico più popolare dove gli abitanti continuano a vivere seguendo le tradizioni artigiane e contadine con grande forza d’animo.

Dalle vicende di Elea/Velia che sfociano nella leggenda fino ai racconti quotidiani degli abitanti locali, sia sul mare che sulle montagne, il Cilento mostra ancora una volta radici incredibilmente varie che meritano di essere visitate e rivalutate sempre di più nel panorama del turismo nazionale e internazionale. Ma soprattutto che meritano di essere tutelate lontano dall’incuria e dalle attività illecite per esaltarne la bellezza ancora parzialmente celata.

San Mauro CIlento e il mare.