
Profumi di Bacco tra le vie di Montalcino e Montepulciano.
Proseguendo il tour da un borgo ad un altro in terra toscana l’occhio ha posato spesso su vasti terreni agricoli: campi di grano, uliveti e, soprattutto, rigogliosi vigneti. Nella Val d’Orcia e nella Valdichiana si producono i più pregiati nettari al mondo derivanti essenzialmente dal Sangiovese, vitigno a bacca nera largamente diffuso in Toscana essendo il suo habitat naturale dal tempo degli Etruschi. Il prestigio e la produzione del vino crebbero in particolar modo nel XVI secolo in contemporanea con lo sviluppo di due magnifici borghi oggi considerati tra i più belli d’Italia: Montalcino e Montepulciano.

Lasciando alle spalle l’incantevole Pienza (per chi non avesse letto l’articolo corra qui!) e raggiungendo i confini nord della sfavillante Val d’Orcia si erge a 600 metri di altitudine la bellissima Montalcino il cui aspetto ordinato e curato lascia presagire un passato e un presente floridi e ricchi di avvenimenti.

Il primo nucleo abitativo, secondo alcuni documenti, risale al X secolo anche se il territorio risulta calpestato dall’epoca degli Etruschi come quasi ovunque in Toscana. Tuttavia la crescita demografica ed economica avvenne nel Medioevo con la nascita di rinomate concerie e attività legate all’agricoltura che collaboravano con i mercanti di passaggio dalla Via Francigena. Le entrate danarose diedero un benessere tale da istituire il comune autonomo di Montalcino che ingrandì maggiormente il centro costruendo edifici rappresentativi come il maestoso Palazzo dei Priori e molte chiese di particolare eleganza.





Tanta ricchezza richiamò le attenzioni espansionistiche di Siena che, nonostante le opposizioni violente degli abitanti, riuscì a schierare Montalcino dalla sua parte come “città satellite” nella guerra tra Guelfi e Ghibellini. Le fasi finali del conflitto si concentrarono sulla possente Fortezza realizzata nel ‘300 dai senesi per tenere inizialmente a bada i rivoltosi locali e poi, con successive modifiche strutturali, per difendere la Repubblica di Siena riparata in Montalcino dall’esercito mediceo e spagnolo. La strenua resistenza con l’aiuto degli alleati francesi non durò a lungo: la città si arrese nel 1555 giurando fedeltà ai Medici ed entrando a far parte del Granducato di Toscana fino all’Unità d’Italia.

Con la ricrescita del commercio e dell’agricoltura a fine ‘800 le difficoltà scaturite dal Granducato diventarono un lontano e sbiadito ricordo: non solo Montalcino si riprese economicamente ma cominciò a diventar nota a viaggiatori di tutto il mondo fino ad un vero e proprio boom nel settore turistico. Il motivo risiede nell’integrità del tessuto urbano, tipicamente medievale, che affascina e regala particolari emozioni a chiunque possieda uno spirito curioso e sensibile.




Ad intrigare ulteriormente lo spirito umano sono le enoteche e le trattorie sparse lungo le piazze e le vie dove viene servito il meglio della gastronomia regionale. Che siano locali stellati o taverne a conduzione familiare la qualità è sempre elevata, carni pregiate e “pasta fatta in casa” sono un must da accompagnare con un calice (o più calici moderatamente!) di vino rosso magari di caratura importante, tipo il Brunello di Montalcino. Assaporare la semplicità dei sapori toscani in un ambiente graziosamente rustico è possibile alla Taverna del Grappolo Blu, inoltre in un borgo sofisticato come Montalcino non mancano i ristoranti innovativi ed eleganti tanto legati al passato ed allo stesso tempo proiettati nel futuro come Osticcio e Boccon di Vino. Per un’esperienza sensoriale ai massimi livelli? Il Castello Banfi Wine Resort è un vero e proprio maniero uscito dalle fiabe dotato di camere, taverna e ristorante stellato circondato da vigneti e cipresseti.

A tavola, sfogliando l’infinita carta dei vini in qualunque ristorante si vada, spunta immancabilmente anche il Nobile di Montepulciano, gradito sostituto del Brunello ma di provenienza, disciplinare e sfumature gustative differenti. Come chiaramente comprensibile dal nome il Nobile viene prodotto principalmente nel territorio del comune di Montepulciano, altro incantevole borgo a circa 36 chilometri da Montalcino.

Scoprire tale luogo diventa fondamentale per gli amanti della storia e della gastronomia locale: il centro storico, all’interno di tre cerchia di mura risalenti al XIV secolo, sale fino a 600 metri di altitudine tramite un’ampia strada che si snoda a forma di “S” tra vicoli e piazze. Gli edifici e i monumenti sono prevalentemente medievali e rinascimentali sebbene le prime civiltà a calpestare il territorio furono Etrusche e Romane. Nel periodo Longobardo, secondo vari documenti risalenti all’800, la società di Montepulciano vantava già un elevato livello sociale contando tra gli abitanti preti e medici.

La ricchezza aumentò fino al XII secolo quando iniziarono le prime schermaglie tra le potenze toscane di Siena, Firenze e Orvieto. Per molti anni Montepulciano riuscì a resistere contro i più minacciosi senesi contando sull’appoggio di Firenze e al tempo stesso cercando di mantenersi indipendente nelle mani della famiglia Del Pecora. Dopo aver definito una buona stabilità politica la città visse un vero periodo d’oro dal ‘400 al ‘500 sotto il profilo culturale e artistico: umanisti e poeti come Bartolomeo Aragazzi e Angelo Poliziano diedero fervore intellettuale mentre dimore e strade venivano abbellite da entusiasti architetti quali Jacopo Barozzi e Ippolito Scalza.




Il prestigio stabilì molte famiglie storiche poliziane che diedero ai natali eccellenti uomini di chiesa desiderosi ad accrescere il potere ecclesiastico di Montepulciano; e lo fecero progettando l’imponente Cattedrale di Santa Maria Assunta i cui lavori iniziati a fine ‘500 vennero sostenuti dal libero governo della Granduchessa Cristina di Lorena.


Il Duomo è uno dei protagonisti dentro Piazza Grande, spettacolare punto d’incontro delle arterie di Montepulciano in cui si raccolgono i palazzi più importanti e belli della città: il Palazzo Comunale, il Palazzo del Capitano, il Palazzo dei Nobili-Tarugi e il Palazzo Contucci.





Nel XVII secolo fiorì l’Accademia degli Intrigati, che, insieme all’attività letteraria, edificò nel 1793 il Teatro Poliziano negli stanzoni del quattrocentesco Monte di Pietà. La lunga stagione lorense segnò per Montepulciano l’inizio di una nuova ripresa economica e sociale: la bonifica della Valdichiana favorì la ricolonizzazione agricola del fondovalle e la conseguente riorganizzazione del sistema viario facilitò i contatti commerciali. Con l’Unità d’Italia, Montepulciano s’impose come principale mercato agricolo dell’area, mentre le attività imprenditoriali si spostarono a valle attratte dalla ferrovia e dalla maggior facilità di collegamento con l’emergente nodo ferroviario di Chiusi. Il centro storico, svuotato dai grossi traffici commerciali, oggi può mostrarsi ai viaggiatori al meglio della sua forma incrementando il settore turistico a livelli elevatissimi.




Naturalmente ad accogliere il gran numero di turisti affamati c’è una vasta scelta di locali a cui attingere. Le enoteche sono le più gettonate non solo per il basso costo ma anche per la semplicità e genuinità della proposta consistente in salumi, formaggi, bruschette e vino in gran quantità. Un esempio che segue tale filosofia con dedizione e professionalità è La Vineria di Montepulciano; i più esigenti in cerca di eleganza e cura nei dettagli senza esagerare troveranno soddisfazione a L’Altro Cantuccio e Le Logge del Vignola situati sul Corso nel cuore del centro storico, mentre a pochi passi dalla Fortezza Medicea è ubicato il ristorante La Grotta più rivolto al lato rustico della tradizione toscana.
Posso confermare l’eccellente esperienza presso Le Logge del Vignola dove il patron Massimo Stella e la figlia Virginia gestiscono in maniera impeccabile il ristorante composto da due eleganti sale dal gusto retrò e un terrazzino esterno. I particolari dell’arredamento, l’illuminazione soffusa, la mise en place, tutto è predisposto per prepare gli avventori alle portate innovative dello chef Carlo Gutierrez ispirate dai piatti tipici toscani. Al menù per tutti i gusti che cambia stagionalmente si affianca una carta (per meglio dire uno schermo digitale) infinita di vini e, a fine pasto, una piccola lista di caffè dal mondo di cui alcuni particolarmente pregiati.



Trascorrere un fine settimana tra le bellezze storiche e paesaggistiche, assaporando le specialità locali e contemplando la magnificenza del passato: viene da pensare se la perfezione esiste davvero. Forse no se si ragiona su quanto si sia sacrificato al raggiungimento di certi obiettivi, quale alchimia ha creato il lento trascorrere del tempo tra le decisioni sbagliate e giuste dell’uomo anche più nobile. In fondo, il risultato finale, desterà sempre sorpresa e interesse finché ci saranno idee rivolte a migliorare il proprio territorio e sé stessi.
