
Storia e tradizioni sui Monti Alburni.
Il parco dei Monti Alburni suscita particolari emozioni, la ruvida e minacciosa parete verticale del massiccio interrotta dalla natura rigogliosa dei boschi crea un’atmosfera solenne e mistica. Tali aspetti si avvertono subito muovendo i primi passi tra Petina e Sicignano degli Alburni, comuni caratteristici sul versante nord del complesso montuoso .
Spostandosi dalla Val Tanagro a sud verso il Cilento, superando valli colme di uliveti e grandi pascoli, si incontrano abbarbicati su rilievi rocciosi altri antichi paesi carichi di bellezza dalla quale spunta il classico fortilizio. Il richiamo a fermarsi è fortissimo e così comincia il viaggio tra innumerevoli curve per visitare il primo centro segnato sulla cartina, il borgo di Castelcivita.

In realtà, per i turisti provenienti dal comune di Sicignano o dall’autostrada poco distante, non si tratta di un vero “viaggio” poiché sono solo circa 30 chilometri di strada provinciale da percorrere. Dopo qualche curva il borgo spunta all’improvviso coricato sulle alture come una stanca ma affascinante modella dormiente. Man mano che si sale per raggiungere il punto più alto, il paesaggio cilentano diventa sempre più scenografico e il paese mostra radici storiche che culminano in cima all’abitato dove sorge la bella Torre Angioina.

Come spesso si scopre l’origine di un borgo può avere origini molto più antiche di quelle che mostra: le numerose grotte hanno portato alla luce tracce di comunità preistoriche e i resti di un mulino sul fiume Calore uniti all’impianto urbanistico del centro storico confermano la presenza di un villaggio in epoca Minoica e Micenea nominato Alburno. Tale rete viaria fu poi sfruttata nel Medioevo dai Longobardi e dagli Aragonesi per la costruzione del borgo fortificato di Castelluccia che si ingrandì notevolmente con mura di cinta, torri e fortilizi poi rinforzati durante la sanguinosa guerra dei Vespri Siciliani.



L’epoca feudale, nonostante i tumulti sociali, diede a Castelcivita un gran numero di famiglie importanti che contribuirono al prestigio del centro: dai Fasanella ai SanSeverino passando per i Pignatelli e altri ancora.



Nel corso del tempo alcuni eventi misero in risalto la tenacia degli abitanti dediti da tempo in attività impegnative come l’agricoltura e la pastorizia. Encomiabile fu il rispetto delle regole precauzionali durante la peste del 1656 (altro che i tempi odierni) tanto che Castelcivita divenne una sorta di rifugio asettico e quasi leggendaria è la storia della resistenza popolare pro-Borboni di ben nove giorni contro un esercito di franco-napoletani favorevoli alla Repubblica nel 1799.
Episodi di grande e piccola importanza vengono tutt’ora raccontati dagli abitanti locali che, con timido garbo o spigliata gentilezza, accolgono i viandanti. Purtroppo la lontananza dalle rotte turistiche più movimentate non aiuta ad aumentare la notorietà del borgo ma, fortunatamente, le affascinanti Grotte di Castelcivita, lo sforzo dell’home restaurant Da Gigi in cui viene mostrata l’essenza della cucina tradizionale e della convivialità e le ottime trattorie tipiche Casa Civitas e Al Portello fan sì che il viaggiatore “distratto” si fermi e ci pensi un paio di volte prima di andar via per mete più blasonate.

Per quanto concerne la gastronomia va ricordato che si sta percorrendo un itinerario all’interno del Cilento, terra di tradizioni culinarie antichissime e di materie prime di qualità eccelsa come il famoso fagiolo di Controne. Il comune si trova a soli 4 chilometri da Castelcivita e, nonostante le sue dimensioni (meno di 800 abitanti), presenta un grazioso centro storico e forse uno dei migliori ristoranti del circondario: la Taverna degli Antichi Sapori.


Il locale possiede un buon numero di coperti se si considerano i posti all’esterno sotto un gazebo e all’interno dove sono in bella mostra i prodotti tipici utilizzati tra pasta, salumi, legumi e vini prevalentemente cilentani. Un piccolo forno a legna troneggia davanti all’ingresso, una bella idea per variare il già corposo menù con dei lievitati che siano cotti a legna o fritti, tuttavia quando ci si trova a Controne è difficile perdersi piatti come pappardelle fatte in casa con porcini e fagioli. La gestione in mano a Donato e il fratello Antonio e in cucina la sapienza della madre dimostrano freschezza e ambizione mantenendo però le radici ben salde nel passato, quindi avanti con l’accoglienza curata (a tratti oserei dire sofisticata) ma senza troppi formalismi e rimanendo concentrati sul piatto, semplice ma carico di golosa passione.





Uscire dal ristorante e soffermarsi sulle pareti scolpite degli Alburni circondate da centinaia di ulivi dona un profondo senso di pace interiore. La tranquillità e il silenzio surreale del primo pomeriggio sono un pregio per chi viene da luoghi frenetici e come tale deve essere goduto a fondo, magari visitando anche il bel borgo di Postiglione a 7 chilometri da Controne.


La storia del comune è millenaria, infatti furono gli abitanti di Paestum in fuga dai pirati Saraceni nel 476 d.C. a cercare riparo ai piedi delle montagne per ricominciare nuove vite. Alcuni studiosi sospettano che il nome di Postiglione derivi proprio da Paestum più un’altra parola greca, altri invece sostengono derivi da Postilius ovvero un termine romano per indicare gli schiavi liberati dal loro fardello.
Come molti già immagineranno, la crescita del villaggio, iniziò con la venuta dei Longobardi incorporando Postiglione nel potente Ducato di Salerno. Nel 1060 d.C. fu il momento dei Normanni che allargarono i confini del piccolo feudo aggiungendo a sè Controne, Ottati, Sant’Angelo a Fasanella, Castelluccia (ricordiamo l’odierna Castelcivita) e molti altri sotto la determinazione e rettitudine di Guglielmo da Postiglione.

Il tempo passò con il passaggio del potere della cittadina in mano agli Angioini e poi agli Aragonesi con le famiglie Fasanella, Sanseverino, Caracciolo e Garofalo a regnare non senza alcune cospirazioni. Tuttavia lo “scambio del testimone” con episodi violenti tipici dell’epoca feudale lasciò al borgo diversi monumenti di notevole valore storico e architettonico come chiese (la chiesa dei Santi Giorgio e Nicola) e fontane oltre ad un caratteristico centro storico.





La ricchezza del borgo derivante dal commercio di prodotti agricoli, i quali venivano richiesti persino a Napoli, rimase tale anche dopo l’abolizione dei feudi e della divisione dei demani. Inoltre, nel corso dell’800, ci fu un forte accentramento rurale con il consolidamento fondiario di un consistente numero di proprietari che acquistarono molte quote ex-demanio.
Oggi le attività rurali sono ancora il fulcro vitale di luoghi come Postiglione e Castelcivita, la cui antica gloria va cercata tre le antiche mura e i racconti delle persone poiché non ostentata e per questo più rara e unica che mai.


