
Da Nocera su per il Monte Albino.
Il precedente articolo (qui per chi se lo è lasciato sfuggire!) racconta di una grande città che ha segnato la storia dell’Agro Nocerino, una metropoli concepita dagli Etruschi e poi conquistata da altre civiltà avidamente attratte dalla sua grandezza e ricchezza: Nuceria Alfaterna.
Nel Medioevo, a causa di guerre e cataclismi, il grande centro fu ricostruito giù a valle insieme a dei casali, ovvero piccoli insediamenti dediti all’agricoltura e alla pastorizia per la sussistenza dei cittadini. I confini erano talmente ampi che tanti villaggi spuntarono lungo il versante nord dei Monti Lattari, verde catena montuosa spesso visibile nelle più belle cartoline della Costiera Amalfitana. Grazie alla scenografica strada provinciale per il Valico di Chiunzi, si può raggiungere la “Divina Costiera” attraversando i graziosi comuni di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara i quali raccontano la storia e la vita dei dintorni dell’antica Nucera.

Sul territorio scosceso e frastagliato, durante l’epoca Imperiale, esistevano alcune ville patrizie i cui facoltosi proprietari avevano fatto costruire in cerca di un luogo rilassante e riservato. Le caratteristiche salubri dell’altura furono ricercate anche durante l’anno 1000 per la costruzione di conventi e monasteri attorno ai quali si formarono piano piano le nuove borgate della Nuceria medievale.
Sant’Egidio del Monte Albino, così chiamato per il monastero dedicato a Sant’Egidio (ormai non più esistente) e per l’ubicazione sul possente Monte Albino, è la prima suggestiva tappa della “scalata” in cima al valico. Il centro storico di stampo medievale, dichiarato patrimonio UNESCO, è una intricata rete di vicoli impreziositi da sontuose chiese e dimore nobiliari che confermano il notevole livello di benessere dal Medioevo fino all’800.




La bella Abbazzia di Santa Maria Maddalena e il confinante Palazzo Abbaziale in Piazza Giovanni Battista Ferrajoli dimostrano la forte presenza ecclesiastica della cittadina frequentata da eminenti cardinali e vescovi, mentre lungo via Tenente Ferraioli si ammirano palazzi e corti delle storiche famiglie Spagnuolo e Ferrajoli tra le più potenti ad amministrare il borgo da quando era Università fino all’abolizione degli ordinamenti municipali nel 1806.






Di fianco alla grande abbazia si può ammirare la più antica e suggestiva traccia dell’epoca Augustea: la fontana Helvius. Costituita da un unico blocco di marmo, aveva probabilmente lo scopo di rifornire d’acqua la valle e, in particolar modo, la villa patriza che occupava quel terreno. Attualmente risulta ancora alimentata dall’acquedotto Romano Ipogeo, ennesimo grande esempio di architettura Imperiale in cui la pietra dell’uomo si unisce a quella calcarea nelle profondità della montagna.


Se Sant’Egidio del Monte Albino ha le caratteristiche di un grazioso borgo medievale, Corbara mostra uno stile che ricorda molto i piccoli comuni a strapiombo della Costiera Amalfitana: le bianche abitazioni sono addossate l’una all’altra e divise solo da strette vie che salgono e scendono formando un grande dedalo da scoprire lentopede.



La storia del comune segue grossomodo le vicende di Sant’Egidio dopo l’arrivo dei Longobardi: mentre si costruiva la nuova metropoli a fondovalle allo stesso tempo si organizzavano i casali abitati da una manciata di famiglie su una strada collegata alla via Stabia, importante arteria che univa Nocera a Castellammare. Il villaggio, il cui nucleo originario è oggi conosciuto col nome di Rione Sala, crebbe fino all’800 diventando una delle Università di Nocera dei Pagani forse meno illustre della vicina Sant’Egidio ma pur sempre facente parte di un assetto governativo ricco e potente.



La confederazione delle Università venne abolita da Gioacchino Murat dando inizio all’era dei Comuni, in tal modo scomparve l’aura di potere che emanava la grande Nocera dando maggiore indipendenza ai piccoli centri. Tuttavia la storia del territorio ancora oggi esiste (e resiste) non solo tramite i monumenti ma anche le tradizioni alimentari che hanno reso il luogo molto ricercato dai palati fini.
Le aziende locali sono per lo più specializzate nella coltivazione e produzione del Corbarino, varietà di pomodoro dal gusto e qualità uniche dipese dal microclima e dal terreno che circonda Corbara, ma non mancano anche imprese dedite al mondo degli agrumi e del vino. Data la vasta scelta di pregiate materie prime, tante sono le attività ristorative a proporre buon cibo che sia dolce o salato.
Quindi sarebbe un errore imperdonabile non fare una capatina alla Pasticceria Pepe nei pressi di Pagani, un vero e proprio eden per golosi realizzato dal maestro Alfonso Pepe (purtroppo scomparso per un male incurabile) in cui i fratelli continuano a portare avanti l’arte dolciaria appresa dalla famiglia originaria del Cilento. Il locale, provvisto di eleganti gazebo, offre prelibatezze di qualsiasi tipologia: dai dolci per la colazione ai cioccolatini passando per i mignon e i grandi lievitati che hanno reso famoso il marchio Pepe in tutto il mondo.




A pranzo e a cena la zona offre molti ristoranti che fanno della semplicità e della tradizione il loro dogma come SceScè Braceria Pizzeria a Sant’Egidio dove anche le pizze meritano una rispettosa degustazione. La cura e la proposta del lievitato più amato del sud è molto attenta data la vicinanza con Napoli e un’altra conferma la dà Sorrentino Pizza e Tradizione a Corbara. Gli avventurieri più sofisticati troveranno soddisfazione all’agriturismo Corte San Lorenzo, l’ideale per trascorrere diversi giorni nel più puro relax; altrimenti per una sola serata, purché d’atmosfera, si può provare la cucina d’autore del raffinato Cattivo Gusto ad Angri.
La menzione d’onore spetta al Mi Carrò, grande ristorante a conduzione familiare attivo da decine di anni posizionato sulla strada panoramica da Corbara a Chiunzi. La loro formula è molto semplice: cibo locale ben cucinato, accoglienza amichevole, prezzi accessibili a tutti e possibilità di mangiare all’aperto su piccoli terrazzini ammirando il panorama rivolto verso il Vesuvio. Il menù non è molto ampio ma ben congegnato e rispettoso delle stagioni, interessante la carta dei vini con alcune etichette importanti.



Vivere il versante nord dei Monti Lattari è un viaggio coinvolgente sebbene esso possa rappresentare solo l’inizio di qualcosa di più grande poiché, una volta raggiunto il Valico di Chiunzi, si potrebbe optare di scoprire la parte di montagna rivolta alla Divina Costiera passando per il “polmone verde” di Tramonti o seguendo la strada per l’incantevole Ravello. A voi l’ardua scelta.
