
La natura delle Dolomiti Ampezzane.
Dopo i primi timidi passi nel territorio di Cortina d’Ampezzo, scoprendo la cultura tirolese (correte qui per maggiori approfondimenti!) mentre si ammirano le possenti Dolomiti sullo sfondo, si avverte il bisogno di comprendere maggiormente l’atmosfera alpina. Il lento scorrere della vita, l’aria pura, il silenzio e la natura rigogliosa sono tutti elementi che invitano l’essere umano alla calma e alla scoperta di sé stesso.

Ma anche senza badare troppo a particolari filosofie della vita la montagna è un richiamo irresistibile all’avventura e alla libertà tenendo ben presente, come più spesso sottolineato nel precedente articolo, che qualunque cammino va affrontato con la coscienza dei propri mezzi e capacità a disposizione.
Le Dolomiti, complesso montuoso tra i più rinomati in Europa, chiedono rispetto e reverenza non solo per la forma articolata e scenografica che le vette più alte compongono ma anche per la storia geologica. L’origine di tanta bellezza risale al Triassico (circa 250 milioni di anni fa) quando l’insieme di coralli e conchiglie sul fondo di mari caldi e pochi profondi si accumularono componendo un tipo di roccia carbonatica oggi conosciuta come dolomia. Nel tardo Mesozoico, a seguito dello scontro tra la placca europea ed africana, la dolomia emerse dalle acque elevandosi fino a formare le scenografiche montagne dei giorni nostri.

Il colore candido delle Dolomiti, a volte arricchito da sfumature verdi o rosse, è la caratteristica principale che le contraddistingue da altri gruppi montuosi e il perché siano uno spettacolo da ammirare mentre si passeggia su un sentiero circondato dal verde. E il perché l’escursionismo sia una pratica fondamentale in luoghi così evocativi.
I percorsi segnalati dal CAI sono tanti e la maggior parte di essi riservano almeno uno scorcio che rimarrà impresso nella mente e nel cuore: un valido esempio è l’itinerario (impegnativo ma non troppo) da Malga Ra Stua fino a Fodara Vedla.
Il punto di partenza dista pochi chilometri da Cortina in direzione di Dobbiaco nel piazzale sterrato di Sant’Uberto dove prendere la navetta (disponibile a pagamento solo durante la stagione estiva) che trasporta in pochi minuti al rifugio di Ra Stua. I più volenterosi e allenati potrebbero anche evitare il trasporto ed affrontare lo stretto sentiero del Fiume Boite che sale nella flora più rigogliosa.





Ra Stua si presenta come una cartolina: una graziosa baita di montagna dove poter gustare le migliori leccornie locali e sullo sfondo una valle spesso colma di cavalli e mucche al pascolo attraversata da un largo sentiero (il n. 6) ideale per passeggiate rilassanti anche con bambini al seguito.
Costeggiando il piccolo fiume, la facile strada sterrata prosegue fino a Ciampo de Cróš dove un bivio indica vari rifugi tra cui Fodara Vedla sul sentiero numero 9. L’improvviso aumento di pendenza potrebbe farsi sentire ma tenendo il giusto ritmo, magari con qualche pausa tra un tornante e l’altro, la salita non risulta mai davvero difficile concedendo agli escursionisti di ammirare le mitiche montagne e la rigogliosa flora alpina.




Al termine della salita comincia un breve tratto in falsopiano che in circa 15 minuti culmina in un bellissimo esempio di alpeggio: la verde valle contornata dalle montagne accoglie gli avventori in un paradiso dove le mucche placide pascolano liberamente e i profumi dalle cucine del Rifugio Fodara Vedla invitano a fermarsi per un ghiotto spuntino.






La quiete del posto è tale da spingere ad intrattenersi per molto tempo valutando l’intrigante alternativa di pernottare nelle comode stanze del rifugio magari con il suggestivo proposito di ammirare la notte stellata completamente lontani da qualsiasi “inquinamento” luminoso.
Tra le tante alternative all’itinerario sopra raccontato c’è l’escursione sul complesso del Monte Cristallo la cui vetta supera i 3200 metri di altitudine. Purtroppo la cima non è facilmente raggiungibile causa lavori in corso per la realizzazione di una nuova seggiovia, a meno che non si abbia esperienza ed allenamento nella pratica dell’alpinismo. Data la difficoltà elevata (in tutti i sensi) conviene posizionare il proprio traguardo al Rifugio Son Forca ubicato a quota 2200 metri dove potersi rifocillare ammirando il panorama mozzafiato che comprende il Cristallo, il gruppo delle Tofane e del Sorapis.



Ci sono vari modi per salire al rifugio: a piedi da Passo Tre Croci seguendo il sentiero n. 203 oppure da Rio Gere sul n. 204 (entrambi impegnativi e tortuosi con oltre 300 metri di dislivello), altrimenti l’opzione più comoda è usufruire della seggiovia che collega Rio Gere a Son Forca in modo da percorrere il n. 204 in discesa fino ad inoltrarsi nella bellissima foresta di Larieto.





L’escursionismo e l’aria di montagna mettono rapidamente fame a prescindere dalla complessità dei percorsi scelti, per questo sono presenti numerosi rifugi e locande in luoghi strategici per rifocillare l’escursionista più appassionato. Nel precedente articolo si menzionavano alcune tra le tante attività ristorative presenti nel comune di Cortina d’Ampezzo e il caso vuole che un paio di esse si trovano nelle vicinanze di Rio Gere come l’incantevole Brite de Larieto, agriturismo consigliato dalla guida Michelin che rappresenta la meta perfetta al termine della lunga scarpinata da Son Forca, oppure lo storico Lago Scin raggiungibile comodamente in auto sulla strada SR 48 verso Cortina.


Un piccolo luogo da favola è Lago Scin, dove la sfavillante natura dei boschi e del laghetto omonimo si accostano egregiamente con i graziosi chalet traboccanti di fiori e rifiniture in legno. Il ristorante trasmette subito un senso di calore e buon cibo che viene esaltato dagli interni familiari e confortevoli oltre che dalla brigata di sala discreta e sempre molto disponibile. La carta dei vini è notevole con tante etichette italiane e d’oltralpe mentre il menù si presenta molto variegato e propone piatti della tradizione alternati ad altri leggermente rivisitati ma per il “foodporn” serio si deve puntare sui funghi porcini fritti (non sempre disponibili) e i salumi di selvaggina.



Al termine del pranzo (o della cena) cosa rimane se non ricordare il frutto della “fatica”? La montagna sa essere dominante sull’essere umano, lo pone di fronte a sfide spesso ardue man mano che si scopre sempre di più la roccia dalla storia millenaria. Ma sa anche ricompensare chi sa essere comprensivo e resiliente mostrando uno spettacolo senza eguali liberamente offerto dalla natura.
Specie se si tratta delle Dolomiti d’Ampezzo.
