Nel cuore antico del Vallo di Diano.

Nel cuore antico del Vallo di Diano.

23 Aprile 2023 Off di Dario Tomasiello

La piccola Valle del Tanagro raccontata in precedenza (andate qui per leggere l’articolo!) è un prezioso gioiello custodito gelosamente nel sud della Campania e rappresenta solo una parte del grande tesoro dichiarato Unesco che è il Vallo di Diano.

L’immenso Vallo di Diano.

In tempi antichissimi, al posto dell’attuale conca, esisteva un grande lago che, con il passare dei millenni e dei movimenti tettonici, scomparve lasciando spazio ad una piana la quale sarebbe diventata molti anni dopo la futura dimora dei Lucani. Tra la Campania e la Basilicata era un continuo via vai di Osci e Sanniti fino allo strapotere dell’Impero Romano che s’impossessò dei domini lucani tracciando l’importante Via Popilia-Annia, strada che raggiungeva l’estremo sud della penisola per contatti commerciali e militari.

La storia d’impronta millenaria, espressa attraverso monumenti e borghi d’altri tempi, è ben incorniciata dalle bellezze naturalistiche che compongono il vallo tra cui elevate montagne e riserve di grande importanza per la biosfera. L’Appennino Lucano è uno dei più bei “balconi” sul Vallo di Diano e comprende alture e parchi di rilievo come il Parco del Pollino, il Massiccio del Sirino, i monti del Cilento e il Comprensorio Sellata, Volturino, Viggiano e Monti della Maddalena in cui programmare lunghe passeggiate nella natura.

Il verde rigoglioso è punteggiato da campi, piccole frazioni e caratteristici borghi.

Nel territorio del gruppo montuoso della Maddalena, sorta di ossatura dell’appennino, spuntano varie località tra cui l’incantevole Montesano sulla Marcellana, paradiso terrestre ad oltre 800 metri di altitudine. Il centro storico di Montesano, il cui nome fa riferimento alla posizione in altura e all’aria salubre, si estende in maniera irregolare e quasi curiosa ma che ammalia da qualunque angolazione lo si guardi.

Montesano sulla Marcellana.
I rilievi della Maddalena abbracciano il borgo.
Data la posizione, il comune funge da favoloso balcone sul Vallo di Diano.

La nascita del primo casale risale probabilmente a prima dell’anno 1000, quando le popolazioni a valle, minacciate dalle formazioni di paludi e dalle costanti incursioni Saracene, decisero di allontanarsi sulle alture in cerca di condizioni di vita migliori. Il clima, le sorgenti d’acqua e la tranquillità su un colle della Maddalena furono gli elementi ideali alla costruzione di un nuovo centro che divenne ambito da potenti famiglie nobiliari al tempo dei feudi. Dai Sanseverino agli Ambrosino, molte casate si contesero Montesano finché non passò definitivamente nelle mani della Certosa di Padula fino all’eversione della feudalità.

Il municipio di Montesano in Piazza Gagliardi.
Il Palazzo Gerbasio.
Il centro storico è ricco di vicoli e scalinate.
La chiesa settecentesca della Santissima Assunta.
Piazza Castello è ubicata nel punto più alto di Montesano.
Dalla piazza si ammira la chioma imbiancata del Monte Cervati.
La Torre del castello completamente ricostruita con una delle porte di accesso.
In cima alla Torre del Castello lo spettacolo è garantito.
Camminando per il borgo capita spesso di salire e scendere cogliendo scorci inaspettati.
Alcuni edifici risultano disabitati complice la forte emigrazione del ‘900.
Villa Simon Bolivar.

Purtroppo la peste nera, il terremoto del ‘600 ed i tumulti scaturiti dalla Repubblica Napoletana nel 1799 furono disagi che minarono seriamente la stabilità sociale della cittadina. Ma, dopo il fenomeno del brigantaggio, crebbe molto l’interesse dei forestieri nei confronti di Montesano come meta turistica grazie alla natura dalla quale scaturiscono le sorgenti di Santo Stefano, ai beni di interesse storico e alle opere di Filippo Gagliardi, emigrato di modeste origini in Venezuela diventato magnate, benefattore ed ideatore di svariati progetti atti a migliorare la vita sociale del borgo.

Lo “Scialandro”, convento incompiuto a causa dell’improvviso decesso di Filippo Gagliardi.
La bella Chiesa di Sant’Anna, fiore all’occhiello di Montesano.
Le guglie e l’aspetto neogotico provengono dall’esperienza maturata in Venezuela di Gagliardi.
Le eleganti navate conservano gli altari dell’antica chiesa di Santa Sofia.

Nonostante la chiusura improvvisa delle prestigiose terme, il luogo rimane ideale per rilassanti fine settimana lontani dal caos: oltre a vivere lentopede gli scorci del centro antico ci si può spostare in auto per raggiungere la suggestiva Abbazia di Santa Maria di Cadossa oppure per scoprire la Foresta Demaniale di Cerreta Cognole, sede di ripopolamento del cervo e di altri animali a rischio estinzione.

La foresta di Cerreta è un luogo perfetto per godere di aria pura con famiglia al seguito.
Oltre ai sentieri ed al percorso avventura vi sono altre attività come la “fattoria didattica” rivolta allo studio degli animali della foresta.
Alberi di faggio, frassino e acero si innalzano slanciati verso il cielo.

A fungere da ciliegina sulla torta è la cucina fortemente incentrata sulle materie prime tratte dall’agricoltura e dall’allevamento locali. Le strutture ristorative sono numerose e ognuna con una propria identità: si va dal raffinato agriturismo di Casa Cauli dove poter soggiornare in comode camere per godere al meglio della natura circostante, alle rustiche botteghe come Sauzì dove la qualità del cibo viene espressa attraverso salumi e merende calde di altissima qualità, per passare ad eleganti ristoranti del livello di Monna Lisa Bistrot orientati a far vivere esperienze gastronomiche totalizzanti dalla colazione alla cena. Per gli amanti dei dolci il nome di riferimento è Giuseppe Manilia, pasticciere pluripremiato che possiede una vera e propria boutique delle meraviglie a Montesano Scalo.

La curiosità maggiore cade sul ristorante nel pieno centro idustriale di Montesano Scalo, il Monna Lisa Bistrot, sorta di distinto faro per chiunque cerchi il cibo genuino. Ubicato precisamente sulla SS 19 delle Calabrie, nacque nel 2021 dall’idea dei coniugi Antonio Detta e Rosalba De Martino con lo scopo di creare uno spazio conviviale in cui comfort e buon cibo sono alla portata di tutti. Colazione all’italiana, brunch, business lunch e cena sono curate dal talentuoso chef Pietro Annunziata che prende ispirazione dalla materia territoriale e la arricchisce di tecnica e originalità senza strafare. Il menù è pieno di alternative per qualsiasi momento della giornata ed invoglia a godere in pieno relax l’ambiente ovattato del locale, magari sorseggiando un amaro del Vallo o un buon cocktail dalla nutrita carta delle bevande.

Gli interni sono minimali ma raffinati.
Goloso fiore fritto ripieno di ricotta accompagnato dalla salsa tratta dal pistillo.
Il “pizziddo”, tipica pizza fritta del Vallo di Diano, alleggerito dalla doppia cottura a vapore e condito con salmone marinato e affumicato in casa, stracciata di mozzarella e zest di limone.
Tortelli fatti in casa al ragù di vitello e maiale, mantecati con fonduta di pecorino e crema di piselli.
Stracotto di scottona alla pizzaiola accompagnato da taccole saltate.
Spicchi di patate fritte con la buccia del Vallo di Diano accompagnate da mayo artigianale.
Gran finale: spugna al the matcha, gelato alla vaniglia e frutti rossi.

La gastronomia, intesa secondo le usanze del luogo, può essere la stessa con impercettibili variazioni su tutto il Vallo di Diano ma la bellezza estetica muta da comune a comune offrendo diversi scenari da incorniciare nei nostri ricordi.

A circa 25 chilometri da Montesano, vicino ai monti del Cilento, è sito uno dei borghi medievali più belli della Campania: Teggiano. Il comune, posto su un’altura delle Tre Serre di Teggiano ad oltre 600 metri di altitudine, mostra da subito le caratteristiche tipiche da roccaforte celando in parte origini molto più antiche.

Teggiano.

Secondo alcuni rilevamenti effettuati nel centro storico ed in altre località limitrofe, il primo insediamento in cima alle Tre Serre risale all’epoca del ferro e fu probabilmente colonizzato dai Sanniti. Alcuni secoli dopo l’area fu interessata da un assiduo passaggio di colonie greche, infatti si hanno notizie documentate della formazione di un piccolo villaggio abitato da monaci bizantini. Tuttavia l’attuale pianta urbana fornisce ulteriori chiarimenti e risulta molto evidente la mano dei Romani i quali conquistarono e rafforzarono il villaggio con cinte murarie chiamandolo Tegianum. La rete stradale fu poi evoluta dai Longobardi e dai seguenti Normanni che eressero un castello dando inizio al periodo fiorente dell’allora rinominata Diano.

Piazza San Cono con la guglia dedicata al santo omonimo e, sullo sfondo, il convento di San Francesco.
Piazza Portello e il Castello Macchiaroli.
Il corso di Piazza San Cono è un tripudio di palazzi storici.
Il Seggio, ovvero un antico loggiato dove venivano eseguite le assemblee cittadine.

Il feudo ampliò i suoi domini diventando il centro più potente del Vallo se non alla pari di Sala e si impreziosì di monumenti quali chiese e conventi traboccanti di opere d’arte. Il grado di religiosità dei cittadini era molto elevato e veniva espresso attraverso donazioni agli ordini ecclesiastici e venerazione di figure emblematiche come San Cono.

Piazza Valentino Vignone, cuore della Diocesi Teggiano-Policastro.
L’imponente chiesa di San Martino.
La Cattedrale di Santa Maria Maggiore risale al XIII secolo ma ha subito nel corso dei secoli pesanti trasformazioni.
Gli interni barocchi sono ricchi di opere d’arte.

Purtroppo l’epoca spirituale ed artistica guidata dalla famiglia Sanseverino ebbe un’interruzione brusca durante la Congiura dei Baroni che riunì un gran numero di ribelli tra le mura di Diano sotto assedio dal potente esercito Aragonese. Con la vittoria degli spagnoli e il successivo dominio borbonico, la città visse diversi momenti di declino risolti in parte nella seconda metà del ‘700 prima di entrare in un altro tumultuoso periodo: i moti risorgimentali e l’Unità d’Italia acquisendo il nuovo nome di Teggiano.

Nonostante l’instabilità sociale, peggiorata dall’emigrazione dopo le guerre mondiali, il borgo mantenne la sua importanza spirituale accogliendo pellegrini ed alti prelati fino ad oggi con la Diocesi di Teggiano-Policastro. Dal punto di vista economico l’attività principale rimase per lungo tempo l’agricoltura di sostentamento la quale divenne di maggior rilievo quando gli affari commerciali incrementarono con la costruzione di nuove aziende a valle.

Un discreto benessere è stato raggiunto in tempi recenti anche grazie al boom del turismo incentrato sulla valorizzazione dei beni storici che viene esercitata soprattutto attraverso la famosa rievocazione medievale Alla Tavola della Principessa Costanza, evento di tre giorni che racconta tramite cortei e spettacoli in costume gli avvenimenti più significativi all’epoca di Costanza da Montefeltro e Antonello Sanseverino.

Perdendosi nel centro storico.
Via del Seggio.
Piazza San Cono è l’epicentro di evocative rievocazioni storiche.
Dolce tranquillità.
Il campanile della cattedrale.
Su un colle antistante Teggiano c’è il Santuario di San Michele Arcangelo, una delle chiese più antiche del circondario.
Vicino al santuario parte il sentiero di San Michele collegato alle Tre Serre e al Monte San Giacomo.

Come a Montesano anche a Teggiano non manca la buona cucina garantita da materie prime di gran pregio come il peperone sciuscillone, varietà di peperone lungo dai 16 ai 32 cm a forma di corno che viene usualmente trasformato in “crusco” secondo adeguata essiccazione e friggitura in olio. Dove gustarlo? Nella vinoteca del centro storico La Dispensa di Casa Amaro Teggiano, piccolo locale che serve il meglio dell’enogastronomia del Vallo di Diano tra vini, liquori (come il loro Amaro Teggiano), salumi, formaggi, focacce, conserve e tanto altro. Altrimenti chi ambisce ad assaporare specialità locali respirando l’atmosfera tipica da trattoria troverà pane per i suoi denti alla Osteria Il Buon Gusto, mentre l’avventore in cerca di soluzioni intriganti e giovani potrà leccarsi i baffi da Napo’ Sushi & Pizza, moderna pizzeria in cui la curiosa offerta tra sushi, pizza e fritti napoletani riesce perfettamente.

Nel complesso, per vivere la bellezza del Vallo di Diano, serve più di un fine settimana per l’immersione definitiva: i borghi sono caratterizzati in maniera unica da una storia ricca di particolari, la cultura del cibo è immensa ed invoglia a ripartire carichi di delizie locali mentre i verdi panorami invogliano a rimanere cullati dalla brezza appenninica e dal silenzio.

Piazza San Cono in notturna diventa molto suggestiva.
La Diocesi di Teggiano-Policastro.
Nel cuore della notte tutto si ferma e gli antichi monumenti brillano del loro splendore.